Victor Osimhen si trasferisce in Turchia con un contratto di prestito secco annuale,con il pesante ingaggio da 10 milioni di euro che verrà pagato per intero dal Galatasaray. Al termine di questa stagione Osimhen farà ritorno al Napoli: il club a quel punto potrà cederlo a titolo definitivo, ma se non dovesse riuscirci potrebbe esercitare una clausola di rinnovo annuale che allungherebbe il contratto di Victor in azzurro fino al 2027.
In Turchia Osimhen ritroverà Dries Mertens, ex attaccante azzurro con cui ha condiviso due stagioni al Napoli tra il 2020 e il 2022. «Non vedo l’ora di ritrovarlo, ho già parlato con lui. Mi ha aiutato molto quando sono arrivato a Napoli quattro anni fa. Essere qui è bello, questa atmosfera è incredibile» le parole di Osimhen ai canali ufficiali del club.
Questa la nota del club azzurro: «La SSC Napoli comunica di aver ceduto a titolo temporaneo, fino al 30 giugno 2025, le prestazioni sportive del calciatore Victor Osimhen al Galatasaray. Contestualmente, il Club ha raggiunto con il tesserato un accordo per un’opzione, a proprio favore, di rinnovo contrattuale fino al 30 giugno 2027».
Nella giornata di oggi è stato svelato il calendario di anticipi e posticipi di Serie A dalla quarta alla quattordicesima giornata di campionato. Questi gli impegni del Napoli:
Il grande vantaggio su cui la squadra di Antonio Conte potrà contare negli scontri diretti (in particolar modo nel tour de force che inizia con la trasferta contro il Milan e termina con la sfida alla Roma allo Stadio Maradona) è la possibilità di concentrarsi appieno sulla Serie A, vista la mancata partecipazione alle coppe europee.
Eccezion fatta per la Coppa Italia, infatti, il Napoli disputerà sempre un solo incontro a settimana, mentre le sue avversarie per la zona Champions saranno impegnate con ben otto partite internazionali, che potrebbero compromettere e non poco la condizione fisica dei calciatori.
Insomma, dopo una partenza buona ma non perfetta, le prossime dieci giornate – condite da ben cinque scontri diretti – saranno fondamentali per la stagione degli azzurri, determinati a riscattarsi dal pessimo piazzamento in classifica dello scorso anno.
I risultati delle prime due giornate di Serie A (la sconfitta per 3 a 0 a Verona e la vittoria – con lo stesso punteggio – contro il Bologna) sono stati alquanto indicativi della prestazione della squadra, ma non interamente.
Se è vero che gli azzurri hanno concesso delle chiare occasioni ai veneti domenica scorsa, è anche vero che al Maradona sono riusciti ad essere più in controllo della partita; ma non sempre.
Conte sta lasciando la sua impronta?
Nell’incontro con il Bologna di Italiano, che predilige un pressing alto per danneggiare il possesso palla avversario, il Napoli ha fatto spesso ricorso a una caratteristica del gioco di Conte: la ricerca immediata del lancio lungo verso l’attaccante.
Tale scelta – nella maggior parte dei casi – ha portato a una riconquista del pallone da parte degli emiliani, ma per un motivo molto semplice: Raspadori (titolare nel match di ieri) non ha le caratteristiche adatte a questo tipo di gioco.
Un giocatore, invece, perfetto per quest’impostazione offensiva è Romelu Lukaku: la sua stazza fisica gli permette di tenere a debita distanza l’avversario, mentre le sue capacità tecniche gli consentono di addomesticare la sfera anche in situazioni complicate. A quel punto, il belga procede con un gioco di sponda per i compagni, oppure ottiene un calcio di punizione per far salire la squadra.
L’attaccante dovrebbe sbarcare a Napoli nei prossimi giorni, e sarà senza dubbio una pedina fondamentale del progetto Conte. Tra i due c’è sempre stato un gran feeling, sin dai tempi dell’Inter. Nell’avventura a Milano, il classe ’93 ha realizzato 64 gol in 95 sotto la guida dell’allenatore leccese.
Insomma, l’acquisto di Lukaku (definito per 30 milioni + 15 di bonus) è stato un regalo della società per Antonio Conte, con la convinzione che i risultati sul campo ripagheranno lo sforzo economico. Sarà davvero così? Non ci resta che attendere per scoprirlo.
Il Napoli è tornato a vincere, e lo ha fatto con una prestazione alquanto convincente nell’esordio in Serie A allo Stadio Maradona. Il 3-0 rifilato al Bologna dà sicuramente morale a una piazza – ed una squadra – completamente abbattuta dalla disfatta di Verona di sette giorni fa.
Le parole di Conte
Il tecnico azzurro, Antonio Conte, ha parlato così ai microfoni di DAZN al termine della partita: “L’atteggiamento della squadra mi è piaciuto molto. Non dimentichiamo che il Bologna è una squadra organizzata, che non a caso è arrivata l’anno scorso in Champions, anche molto fisica e forte nei contrasti; quindi abbiamo vinto una partita contro una signora squadra“.
“Questo ci deve dare fiducia, ci deve dare autostima, ci deve far capire che uniti si può e questa è una vittoria importante, al di là dei tre punti, perché i tre punti secondo me sono relativi. Non vincevamo da tanto tempo qui al Maradona, avevo chiesto al Maradona di fare il Maradona e i tifosi sono stati sicuramente dodicesimo e tredicesimo uomo in campo. Per noi diventano fondamentali”.
“Penso che oggi i ragazzi abbiano offerto una prestazione che è andata al di là delle loro qualità, una prestazione in cui hanno veramente messo il cuore, il carattere, la voglia, la determinazione, si sono aiutati l’un l’altro. Ecco, penso che i nostri tifosi vogliano vedere anche questo”, ha aggiunto l’allenatore.
La reazione dopo la sconfitta di Verona
Quando gli è stato chiesto dell’importanza di aver mantenuto la porta inviolata, Conte ha risposto: “È assolutamente fondamentale, anche perché venivamo da un secondo tempo disastroso a Verona; dove nel primo tempo meritavamo di andare in vantaggio, mentre nel secondo non siamo entrati in campo“.
“Abbiamo subito tre reti che ci hanno fatto male, l’ho detto anche in settimana e nella conferenza stampa pre-Bologna: forse il fatto che sia arrivato questo cazzotto forte subito ci ha dato qualcosa, ci ha fatto capire che, se vogliamo dimenticare determinate cose del passato, dobbiamo stare dentro al campo. Al centro del ring i cazzotti si prendono, ma bisogna anche darli, l’importante è stare in piedi e lottare; alla fine vediamo chi rimane per ultimo“.
Infine, il tecnico del Napoli è stato interrogato sulla gestione del gruppo, affermando: “Ribadisco che, come ho sempre detto, ho grande fiducia nel gruppo storico di questi ragazzi, ho voluto che tanti rimanessero. Tra noi c’è veramente un qualcosa di reciprocamente indissolubile“.
“Sono dei ragazzi per bene, che si allenano veramente tanto e io ero il primo ad esser dispiaciuto dopo la partita di Verona, perché erano emersi dei brutti scheletri per tutti. È stata una settimana bella tosta, sotto tutti i punti di vista, ma in cui ci siamo compattati di più“.
“Abbiamo capito che dobbiamo essere un corpo unico, che singolarmente non si va da nessuna parte e che, lavorando tutti insieme, ci possiamo togliere delle soddisfazioni. Oggi, al di là dei tre punti, che sono fondamentali e per me sono i primi tre con il Napoli e al Maradona, quindi è una grandissima emozione, ci dobbiamo portare dentro questa sensazione di felicità, di gioia nello spogliatoio, perché sono queste sensazioni che poi ti spingono ad andare oltre“, ha concluso Antonio Conte.
Nel weekend dell’esordio in Serie A con il Napoli, Antonio Conte ha rilasciato – prima e dopo la disfatta di Verona – delle dichiarazioni forse preoccupanti per i tifosi.
Nell’avvicinamento all’incontro, per essere più precisi al sabato, il tecnico è stato molto diretto sulla situazione del calciomercato:“Più che dirvi che è bloccato, cosa posso dirvi?”, ha lamentato. È evidente, infatti, che la rosa attuale non lo soddisfi, eppure qualcosa non torna.
Una promessa non mantenuta?
Stando a quanto visto finora, sembrerebbe che a Conte sia stata data piena libertà nella gestione dell’organico.
Una promessa di questo tipo spiegherebbe la scelta di escludere diversi calciatori dal progetto (a partire da Lindstrom e Ostigard, passando per Folorunsho, Gaetano, Cajuste, Natan e Zerbin, senza voler includere Mario Rui e Osimhen, destinati a lasciare Napoli da diversi mesi ormai). Il Napoli si è presentato a Verona con i soli Iaccarino e Coli Saco, ragazzi cresciuti nel vivaio, come possibili subentranti a centrocampo.
La società è intervenuta anche con la stampa, specificando in tempi non sospetti che il Napoli considerasse al completo la difesa, non avendo quindi bisogno di puntare su Mario Hermoso o un qualsiasi altro profilo: quando si dice che “il Napoli crede di aver completato il reparto difensivo”, “il Napoli” sta per “Antonio Conte” o per “il presidente De Laurentiis”?
Insomma, non c’è alcun dubbio sul fatto che la situazione sia assolutamente da rivedere, ma non solo fuori dal campo: dopo la sconfitta per 3 a 0 contro l’Hellas, Conte ha fatto umilmente mea culpa con i tifosi. Perché questo passo indietro?
Prima dell’incontro, la delusione sul suo volto era evidente. Dopo la sconfitta ammettere di aver commesso degli errori è apprezzabile, ma come mai non è stata toccato nuovamente il tema di una squadra non attrezzata?
Il dietrofont di Conte
L’impressione è che il tecnico sia stato costretto a cancellare dalla propria mente quanto successo fuori dal campo, visto che contro l’Hellas Verona era obbligatorio ottenere un risultato, nonostante il precario stato attuale della rosa.
L’allenatore dei veneti, Paolo Zanetti, ha risposto così a una domanda sui debuttanti Livramento e Mosquera, che hanno deciso la partita: “Non li conoscevo neanche io, ma mi sono fidato della società e con il lavoro li abbiamo integrati nella squadra”.
La differenza con le parole di Conte c’è.
Il primo infortunio stagionale è stato, invece, quello di Alessandro Buongiorno. Al suo posto ha giocato Juan Jesus, e non Rafa Marin: se l’indisponibile fosse stato uno tra Lobotka e Anguissa, Iaccarino avrebbe esordito in Serie A. Di chi sarebbe stata, in quel caso, la responsabilità di non avere un sostituto più pronto alla causa?
Per ora la speranza dei tifosi azzurri è che la squadra trovi la retta via, perché prestazioni simili a quella di ieri non saranno perdonate.
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