Il programma del Lunedì sera

       

Il programma del Lunedì sera

   

Manfredi risponde ad ADL: “La bonifica di Bagnoli richiede 3-5 anni. La priorità è il restyling del Maradona”

Manfredi risponde ad ADL: “La bonifica di Bagnoli richiede 3-5 anni. La priorità è il restyling del Maradona”

Il Sindaco Gaetano Manfredi ha parlato delle dichiarazioni rilasciate ieri sera da Aurelio De Laurentiis circa la costruzione di un nuovo stadio nell’area di Bagnoli.

Queste le osservazioni del primo cittadino:

“I tempi delle bonifiche sono più lunghi rispetto a quanto detto. Proprio ieri abbiamo definito in maniera dettagliata il cronoprogramma insieme al Ministero e a Invitalia e si tratta di un’operazione complessa, anche se non ho ancora parlato personalmente col presidente.

La proprietà dei suoli è di Invitalia. In 3-5 anni i lavori dovrebbero essere consegnati perché proprio ieri il Ministero dell’Ambiente ha comunicato la rimodulazione dei fondi, tra aprile-maggio si dovrebbe cominciare con la bonifica per tutta la zona e del parco urbano. 

Esiste la legge sugli stadi, che dà un percorso già stabilito per quanto riguarda gli accordi Comune-società di calcio. La priorità è il restyling del Maradona, c’è la massima disponibilità da parte nostra e del Governo. C’è un tema tecnico tra lavori e uso dello studio, ma sono scelte che riguardano le tecnologie e le modalità di progetto. La nostra disponibilità c’è tutta.

Ieri mi ha telefonato, ha chiesto di incontrarmi per presentare questa sua idea. Dobbiamo farlo anche in presenza dell’amministratore di Invitalia, io non posso parlare di suoli non miei. Quando ci sarà la possibilità di farlo vedremo”.

De Laurentiis saluta il Maradona: “Stadio nuovo a Bagnoli”

De Laurentiis saluta il Maradona: “Stadio nuovo a Bagnoli”

«Non rifarò l’impianto di Fuorigrotta, ma costruirò uno stadio nuovo a Bagnoli». Queste le parole di Aurelio De Laurentiis rilasciate al Tgr Campania in onda questa sera. 

Il patron azzurro torna a parlare della questione stadio, con il Maradona finito al centro di mille chiacchiere nelle ultime settimane, visti i lavori sempre più necessari alla struttura e la questione europeo 2032 in Italia che rischia di essere un treno troppo veloce per le istituzioni napoletane.

De Laurentiis, invece, pensa già a nuove location: dopo aver paventato l’ipotesi di costruire la nuova struttura a Napoli Est o nella zona di Afragola, ora il numero uno napoletano sembra aver messo nel mirino Bagnoli, la cui area è da anni sotto osservazione per la zona ex Italsider che potrebbe essere destinata a una nuova struttura dedicata allo sport cittadina.

DODICESIMO UOMO – Il Filosofo Calzona

DODICESIMO UOMO – Il Filosofo Calzona

Ormai è chiarissimo: così come Zarathustra, nella massima opera del filosofo tedesco Nietzsche, scese dalla montagna al mercato per portare l’insegnamento all’umanità, allo stesso modo Calzona sembra essere sceso dalla Slovacchia, con addosso ancora la tuta da Ct della nazionale, per parlare alla nostra squadra.

Il tecnico ha portato nello spogliatoio azzurro il suo massimo insegnamento, quel 4-3-3 che da queste parti ormai è vero e proprio verbo, per squadra, società e tifosi.
Il Mister non ha badato certo a canoni estetici filosofici, ma è andato dritto al cuore del problema, confidando alla squadra che quando ha accettato la panchina del Napoli aveva solo una certezza: il loro talento.

Calzona, uomo di campo, sapeva bene che questa squadra era talentuosa, piena zeppa di tecnica sopraffina. Il genio di Kvara e l’arroganza di Victor Osimhen non sono certo materiale umano che si può trovare in ogni squadra di calcio!
Il mister conosceva bene anche la sua Napoli, piazza unica al mondo, ma che, come lui stesso ha dichiarato all’alba della sfida contro il Barcellona, ti trasporta e ti travolge. Non è infatti un caso che siamo nella città della Sirena Partenope che, con il suo ammaliante canto, faceva naufragare sulle coste di Palepolis tutti i naviganti…

Calzona, che da queste parti ha vissuto tanti anni, sapeva molto bene che non era una questione di capacità. La squadra che l’anno scorso è stata Campione d’Italia era forte e rimaneva tale, ma era rimasta inevitabilmente vittima di questo dolce canto, letteralmente travolta dalla passione e dall’amore che la città ha riversato su questi calciatori per la vittoria del tanto sospirato e desiderato tricolore.

Lo stesso De Laurentiis era rimasto travolto da questo dolce canto. Orfano di Spalletti, consapevole anch’egli della forza della squadra, aveva sottovalutato il problema del cambio tecnico, pensando che bastasse un allenatore di provata esperienza quale Garcia per continuare a vincere.
Ma qui c’era bisogno di un filosofo di calcio, come lo sono stati Sarri, con il suo sarrismo, e Spalletti, filosofo contadino.

Ma ormai tornare indietro e rivedere gli errori/orrori del passato, a questo punto della stagione, è esercizio puramente stilnovistico, e certamente non efficace.
Ci sarà il tempo e il luogo per queste analisi, ma ora il nostro presente si chiama Torino.
Tutto passa per la vittoria contro i granata, soprattutto considerando che le altre squadre che precedono in classifica il Napoli avranno tutte scontri diretti in campionato.

Giova ricordare che il Torino di Juric è stata squadra capace, non più tardi di due mesi fa, di rifilare agli azzurri un sonoro tre a zero, sberla calcistica che ancora fa male ai tifosi azzurri.

La vittoria nella madre di tutte le partite contro la Juve è un balsamo unico per le gambe, ma soprattutto per la mente degli azzurri.
Calzona, con la vittoria prima con il Sassuolo e poi in casa con i bianconeri, pare aver davvero trovato il bandolo della matassa.
Ora serve dare continuità di risultati a una squadra che tante volte pare essersi ingolfata proprio sul più bello.

Ma ancora una volta a dare sicurezze a questa squadra è il modulo. Il 4-3-3 messo in campo dall’attuale allenatore non è semplicemente un esercizio tattico vuoto, recitato a memoria a mo’ di preghiera ma senza senso. Oggi i dettami tattici sembrano di nuovo essere un vero e proprio verbo nel quale gli azzurri credono fino in fondo.

Ovviamente a questo Napoli non bastava solo la scossa mentale; era necessario anche ridare brillantezza fisica. E per amore della verità va ricordato che, mentre Mazzarri ereditava un Napoli atleticamente in ginocchio, oggi il Napoli viene fuori dalla cura Pondrelli e, con Sinatti di nuovo sul ponte di comando, non può fare altro che migliorare ulteriormente.

Venerdì sera al Maradona si scende in campo. Sarà la prima partita di undici giornate che restano per sperare di qualificarsi in Champions League anche per il prossimo anno, impresa che fino a pochi giorni fa era una vera e propria utopia ma che ora, grazie al Mister sceso dalla Slovacchia, è impresa difficile ma non impossibile.
Calzona, con il suo sangue freddo e la sua gaia scienza, farà di tutto per riuscirci, e state sicuri che ricorderà ai suoi uomini che non basta vincere contro la Juve per cancellare una stagione assurda; per farlo bisognerà d’ora in poi abbandonare coloro che parlano di sovraterrene speranze, ma credere solo e soltanto nel proprio lavoro.

Così parlò Zarathustra o, se preferite, Ciccio Calzona!

Gennaro Di Franco

Napoli-Juventus, serata napoletana per Giuntoli prima del match

Napoli-Juventus, serata napoletana per Giuntoli prima del match

Stasera in campo per Napoli-Juventus, la prima al Maradona da ex. Ma le ultime 24 ore per Cristiano Giuntoli sono state un vero e proprio ritorno al passato, un passato vissuto per otto anni di fila.

Ieri sera, l’ex dirigente azzurro e oggi alla Juventus, ha approfittato del ritorno in città per ritrovare i vecchi amici: Giuntoli si è intrattenuto nel locale “Terrazza Calabritto” prima di fare ritorno all’Hotel Parker’s, casa base della squadra di Max Allegri in queste ore napoletane.

DODICESIMO UOMO – Torna ‘sta casa aspetta a te

DODICESIMO UOMO – Torna ‘sta casa aspetta a te

Nella storia del calcio, molte sono state le coppie di attaccanti che, per un gioco di alchimia tipico di questo sport, rendono molto di più insieme che presi singolarmente. Basti pensare a Graziani e Pulici al Torino, a Vialli e Mancini alla Samp, al duetto in salsa carioca Romario e Bebeto e, perché no, alla coppia cinematografica Falchetti e Mengoni, la cui cessione alla Juve fece letteralmente disperare Oronzo Canà, interpretato da un magistrale Lino Banfi, nel film “L’allenatore nel Pallone”, che rimarrà per sempre un vero e proprio cult per gli amanti del calcio.

In casa Napoli, sicuramente l’arma letale che portò al successo della scorsa stagione è in larga parte da attribuire all’intesa Kvara-Osimhen. Non è un caso che anche quest’anno l’ultima vittoria convincente sia stata Napoli-Cagliari, che giustappunto vede a referto nel tabellino di giornata entrambi i calciatori azzurri.

Da questo assunto è necessario ripartire: prima l’infortunio e poi la Coppa d’Africa. Quest’anno il Napoli si è visto privato del suo calciatore migliore, che a suon di gol ha strappato al suo presidente il contratto più ricco nella storia del calcio del Napoli.

Il presidente, che tante colpe ha nella programmazione di questa stagione, non ha certamente avuto nemmeno il calendario dalla sua parte. Privare i partenopei, negli scontri contro le migliori del campionato, del suo numero nove significa non solo depotenziare la squadra, ma anche far perdere il perfetto partner in crime a Kvarashelia. Il georgiano, che ha ritrovato la sua perfetta forma fisica, è ormai vagante per i campi d’Italia da tanto, troppo, tempo senza il suo Victor Osimhen.

Gemelli diversi, direbbe qualcuno: straripante fisicamente il nove, un vero e proprio giacimento di tecnica pallonare il settantasette, per un mix di forza e bravura che farebbe tremare i polsi anche al miglior difensore in circolazione. Molti affermano che Kvara, al suo secondo anno in Italia, è diventato più prevedibile perché le difese avversarie lo hanno studiato. Per onestà intellettuale, invece, penso che a renderlo prevedibile sia la mancanza del gigante di Lagos, che con i suoi strappi e la sua dominanza fisica in area di rigore, dava al georgiano più libertà d’azione.

Ad oggi, Victor Oshimen in campionato con il Napoli ha giocato solo 13 partite su 23 giocate dagli azzurri. Ciò significa che Kvara in una partita su due è costretto a giocare da solo lì davanti in attacco, privo del suo partner ideale e di quegli automatismi che i grandi calciatori in campo, per convivenza, si sanno trovare da soli per sublimare i palati dei tifosi più esigenti.

Si riparte da Genoa in casa, contro i rossoblù ben allenati da Gilardino. Parte un mini ciclo in campionato con tutte squadre sicuramente abbordabili. Gli azzurri ad oggi danno l’impressione di avere tante insicurezze dovute più alla mancanza di risultati che a veri e propri problemi tecnico-tattici.

Il palo a Milano sta ancora tremando. Pareggiare a San Siro, anche se con un autogol, non sarebbe certo stata una prestazione che ogni tifoso avrebbe ricordato per sempre, ma sicuramente avrebbe dato continuità di risultati, quella costanza che purtroppo ormai da queste parti è merce rara.

Questo Napoli sembra quasi mestamente rassegnato ad un malinconico destino, e con esso i suoi tifosi, ma bisogna stare attenti in una stagione maledetta. Sarebbe grave buttare il bambino con l’acqua sporca.

Il pareggio di Roma contro la Lazio fece gridare allo scandalo perché il Napoli aveva tirato in porta poco o niente, ma alle volte un punto serve più di una bella prestazione e, se lo analizziamo oggi, alla luce della vittoria dei biancocelesti contro il Bayern, quel pareggio tanto vituperato assume quasi i connotati di un’impresa, tanto più se ricordiamo che Mazzarri in campo fu costretto a schierare la terza squadra.

Ma ecco arrivare lui, Victor Oshimen, che orgoglioso com’è, state sicuri, sconfitto in finale con la sua Nigeria, già brama di tornare a segnare gol a grappoli per far capire al mondo intero che lui è un vero top-player e che fanno bene i grandi club a contendersi sin d’ora e fino al prossimo calciomercato estivo.

Finalmente, ormai l’attesa è finita. Mister, compagni e tifosi non vedono l’ora di riabbracciare Victor. A questa squadra, che ad oggi registra in campionato il misero bottino di 32 reti, le prestazioni dell’uomo mascherato servono come il pane.

Torna, Victor, ‘Sta casa/stadio aspetta a te’… Torna, che smania ‘e te vede!

Gennaro Di Franco