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DODICESIMO UOMO – Guardati allo specchio!

da | 12 Gen 2024 | Redazione, Ultime news

Napoli, guardati allo specchio!

Ventotto punti, ventotto miseri punti alla fine del girone di andata. Nemmeno il più pessimista dei tifosi azzurri avrebbe immaginato questo misero bottino per il proprio Napoli alla fine dello scorso campionato. Nel mese di giugno, Di Lorenzo e compagni, festanti e trionfanti, alzavano la coppa dello scudetto allo Stadio Diego Armando Maradona.

Ma che piaccia o no, questa è la realtà che Napoli e i napoletani stanno vivendo. Usciti da una favola dai colori biancoazzurri, si trovano oggi a vivere un vero e proprio incubo. Dall’Altare alla Polvere, parafrasando il Manzoni, dallo scudetto a un misero nono posto in classifica che fa male al cuore di tifosi increduli. 

Si ritrovano per strada vessilli e bandiere esposti pochi mesi fa in città, che oggi sembrano testimoniare un’era calcistica risalente al paleolitico.

Dove è finita la squadra che faceva parlare di sé in tutta Europa? Possibile che tutto sia evaporato nel nulla? Un cambio tecnico, di direttore sportivo, o la mancata sostituzione di un difensore titolare possono portare a tutto questo sconquasso? Possibile che, passati pochi mesi, questi calciatori abbiano dimenticato come si gioca a calcio, al punto da essere messi sotto da squadre come Empoli, Frosinone e Torino?

I tifosi hanno ricevuto scuse da più parti, sia dalla società che dalla squadra. Chi ama questa squadra le ha accettate, ma ora è bene che si passi a fatti più concreti. È arrivata l’ora, caro Napoli, di guardarsi allo specchio e capire che avanti così non si può andare, per il bene tuo e della tua gente.

Il cambio di direzione deve essere netto ed immediato. Diciamoci la verità, al tifoso interessa fino a un certo punto se gli azzurri vanno in ritiro o meno, se Piotr Zielinski è contento di restare qui sul golfo di Napoli o di andare a vivere nella nebbia, se Kvaratskhelia aspetta l’adeguamento di contratto. Al tifoso, ora come ora, interessa che tutti si rendano conto che indossare la maglia azzurra è un privilegio. La storia quasi centenaria di questo club ha un peso, e se è vero che non si può vincere sempre, bisogna saper perdere rispettando la maglia che si indossa.

Non sono graditi falli plateali che possono lasciare in dieci la squadra, proteste plateali al momento del cambio, o scaramucce social da parte di calciatori e procuratori. Sarà pure una frase fatta, ma è tanto vera: ricordo a tutti che presidenti, tecnici e calciatori passano, la maglia resta. 

È arrivato il momento che ognuno, ogni singola componente di questa società, si guardi allo specchio della vita e capisca che non conta più quello che si è fatto, ma qquello che si sta facendo. La vita è adesso, e questa città e questi tifosi meritano certamente di più.

Ripetersi era difficile, ma trovarsi in questa posizione in campionato e fuori dalla Coppa Italia al primo turno era quasi impossibile. Aimè, ci siamo riusciti. Siamo in preda a una crisi di panico sportiva collettiva che può essere davvero molto pericolosa. Anche i tifosi ormai vivono le partite con l’ansia. Alla vigilia del derby con la Salernitana, pare che tutti, più che desiderare di vedere la partita, aspettino che passi la partita…in un adda passà ‘a nuttata di Eduardiana memoria.

La sensazione è che a questa squadra, tralasciando l’aspetto preparazione fisica, non serva tanto questo o quel calciatore. Non è una questione di prendere il difensore centrale forte o il centrocampista muscoloso. A questi calciatori serve ritrovare la forza mentale. Un senso di astenia generale si è impadronito della squadra. Devono uscire dal periodo refrattario post scudetto e capire che senza la fame di risultati non si va da nessuna parte.

A questo punto è normale che spunti la paura, ma è importante che questa sia accompagnata dal coraggio e dalla voglia di cambiare l’inerzia delle cose. È necessario ora comprendere che questo clima da ex Jugoslavia, post Tito, fa male a tutti. È arrivato il momento di mettere da parte gli interessi dei singoli per il bene comune, un bene che si chiama NAPOLI!

Gennaro Di Franco