Il programma del Lunedì sera

       

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DODICESIMO UOMO – Il peggior cieco

da | 1 Set 2023 | Redazione

Durante Messico ’70, passato alla storia per essere stato l’ultimo Campionato del Mondo a chiamarsi “Coppa del Mondo Jules Rimet”, a laurearsi campione fu il Brasile, battendo l’Italia in finale con un netto 4-1.

In quel campionato Pelé riuscì ad avere la meglio su Rivera e compagni. Ma il gioco del calcio, si sa, oltre ad essere bello per le sfide sportive, diventa meravigliosamente unico e magico perché alla storia principale si interseca un caleidoscopio di altre storie, grandi e piccole, che trasformano un semplice evento sportivo in qualcosa di straordinario e spesso epico.

Durante quei mondiali, a farla da padrone fu la storia di Nelson Rodrigues, indimenticato cronista brasiliano che aveva seguito tutto il mondiale nonostante fosse mezzo cieco.

Pensate, quest’uomo, senza la certezza di alcun dettaglio del campo, era riuscito a raccontare le gesta della sua Seleçao.

Lui amava dire “il peggior cieco è quello che guarda soltanto il pallone” e permettetemi di dire che mai una frase è stata più vera di questa, soprattutto quando il termine “pallone” diventa sinonimo di milione.

Dopo un mercato estenuante che è senza dubbio antisportivo, poiché si tiene in contemporanea con le competizioni, finalmente è iniziato il campionato. Il prossimo stop-and-go sarà dettato dalla pausa delle nazionali. Poi, cari signori, che vi piaccia o no, sarà il famoso campo da gioco a gridare la verità assoluta.

Ma prima di entrare nel vivo della competizione è doveroso, a mio avviso, fare una lunga riflessione su questa estate, durante la quale a farla da padrone sono stati i petrodollari. Tanti tifosi hanno visto partire, dal giorno alla notte, i propri migliori giocatori con destinazione Arabia Saudita. A fare compagnia a Ronaldo sono arrivati, tra gli altri, Karim Benzema e Neymar. Tutti, persino giovani di 21 anni, hanno ceduto “all’odore del petrolio”, tranne uno: Aurelio De Laurentiis.

Il presidente, che per anni è stato criticato per aver venduto campioni come Lavezzi, Cavani ed Higuain, ha visto. Ha visto non solo il pallone, ma anche un sogno, il sogno di creare una società solida, in grado di sedersi al tavolo dei grandi club calcistici del mondo. 

Oggi possiamo sicuramente affermare che, alla fine di questa calda estate, la SSC Napoli è stata l’unica in Italia, e una delle poche in Europa, a potersi permettere il lusso di dire no alle offerte indecenti dei vari Emiri di turno.

Ironia della sorte, da questo calciomercato abbiamo imparato che, oltre al già noto fallo di frustrazione, ora esiste anche l’acquisto di frustrazione, quest’ultimo messo in atto da Hossam Al Qahtani che, evidentemente, vistosi privato di alcuni giocatori azzurri per rinforzare il suo Al Ahli, ha pensato bene di acquistare la stellina Garbi Vega, cercata dal Napoli a mo’ di ciliegina sulla torta, ma non certamente come ingrediente principale.

E già, caro Emiro, l’ingrediente principale resta a Napoli, e si chiama Victor Osimhen. E questa, che ti piaccia o no, è la realtà. 

“Se vuoi vedere” solo il pallone, accomodati pure, ma di fatto se il nostro numero nove e il fedele Piotr Zielinski hanno deciso di rinunciare a tanti soldi e di non venire dalle tue parti, è perché hanno visto!

Sono stati capaci di vedere molto più di una palla che rotola. Hanno visto che qui, alle falde di uno splendido vulcano chiamato Vesuvio, esiste un progetto societario vero e solido, una squadra forte che con l’ultimo acquisto Lindstrom può diventare fortissima, magari realizzando un altro sogno.

Ma, soprattutto, questi calciatori hanno visto l’Amore! Quello senza mezzi termini di un’intera città, anzi di un popolo, che indubbiamente non avrà la tua ricchezza, ma che ha un attaccamento ai suoi beniamini e ai suoi colori tale che i propri calciatori da queste parti diventino veri e propri Dei del Pallone.

Hanno visto e hanno capito che qui il calcio non è solo uno sport, ma qualcosa di più: una vera e propria religione capace di far dire “NO, GRAZIE” anche a milioni e milioni di petrodollari.

Hanno capito che era meglio restare qui e sentire il Canto di Partenope anziché diventare tanti ologrammi viventi visti su campi di calcio in mezzo al deserto dai tifosi locali e/o, al più, in tarda serata, su qualche rete privata da bulimici sonnambuli del pallone.

D’altronde, caro Emiro, se da queste parti è passato il più grande di tutti, l’unico capace di far salire al potere la fantasia, beh, ci sarà una ragione. Forse anche lui dall’alto avrà capito che qui siamo rimasti tutti un po’ più soli senza di lui. E mi piace pensare che abbia fatto capire anche a Victor Osimhen che oggi è il momento di restare e non certo di partire. Perché qui ci aspettano ancora tante giornate e notti di Champions, notti e giorni di amore e guerra… calcistica, ovviamente!

Gennaro Di Franco