Il programma del Lunedì sera

       

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Reina: “Napoli di Sarri squadra irripetibile”

da | 31 Mar 2020 | Redazione

Lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport per Pepe Reina che, oltre a ricordare i bellissimi anni trascorsi in azzurro coincisi con l’era Maurizio Sarri, ha parlato degli ultimi difficili giorni in cui si è trovato a lottare contro il Coronavirus: “Non esco da diciotto giorni. La compagnia non mi manca, siamo io, mia moglie Yolanda, cinque figli e i due suoceri. La casa è grande e la solitudine non vi ha accesso. Però isolato lo sono stato dopo aver accusato i primi sintomi del virus. Febbre, tosse secca, un mal di testa che non mi abbandonava mai, quel senso di spossatezza. L’unico spavento quando per venticinque minuti mi è mancato l’ossigeno, come se la gola si fosse improvvisamente ristretta e l’aria non riuscisse a passare, i primi sei, otto giorni li ho trascorsi chiuso in una stanza”.

Dopo aver ricordato brutti momenti si spera ormai superati, Pepe si lascia poi andare a piacevoli ricordi sulla sua esperienza con la maglia del Napoli e sul suo rapporto con la città: “Napoli è la mia dimensione naturale, a Monaco me ne accorsi subito, mi resi conto che volevo una vita diversa, esattamente come quella che avevo lasciato. Aggiungici che al Bayern ero dietro a Neuer, la volontà di rientrare fu immediata. Non avrei potuto fare una scelta migliore, posso assicurare che non mi sono mai divertito tanto a giocare come nei tre anni di Napoli con Sarri”.

Proprio su quella squadra che sfiorò il titolo nel 2018, Reina aggiunge: “Lo spirito con cui ci allenavamo e giocavamo, e la qualità del gioco di quel Napoli. Non vedremo mai più una squadra muoversi in quel modo. Sarri riuscì a portarci al di sopra di limiti e potenzialità. In quegli anni avete visto il miglior Koulibaly, il miglior Mertens, un Allan strepitoso, Albiol una guida formidabile, il contributo prezioso di Callejòn e Insigne. A un certo punto della seconda stagione sembrava che giocassimo a memoria. Non c’erano primedonne, ma grande disponibilità, e umiltà, il nostro leader era il gioco che ci aveva insegnato lui”.