«L’amore di questa città è incredibile. A Udine, per la serata scudetto, erano tutti in campo. Eppure giocavamo in trasferta». Zambo Anguissa si racconta a The Athletic. Il centrocampista azzurro riavvolge il nastro della stagione da urlo del suo Napoli: «Qui i calciatori sono divinità. A volte è complicato uscire, preferisco restare a casa. Ma Napoli è perfetta: c’è l’ambiente giusto per dare il tuo meglio. Lo scudetto è stato il mio primo trofeo. Ma sono più felice per i tifosi che per me stesso.
Partenza a razzo in azzurro. «Sono arrivato a Napoli a fine mercato. Spalletti mi chiese se poteva buttarmi dentro e io gli risposi che ero pronto. Ho dimostrato subito che potevo starci. Ho lavorato tanto sul mio ruolo in questi anni. Oggi un centrocampista deve difendere, impostare, attaccare, persino fare gol. Il motivo della mia esplosione a Napoli è stato Spalletti. Mi ha spinto a dare sempre più. Si interessa a te prima come uomo e poi calciatore. Non ti riprende mai per un errore, ti spinge sempre a risolvere il problema. E quando parla alla squadra ti vengono i brividi. Mi ha promesso un regalo se avessi segnato almeno 5 gol. Ma mi importava più della squadra, è quello il mio regalo» ha raccontato. Il compagno Kvaratskhelia ha svelato una loro conversazione rivelatasi poi decisiva per il georgiano. «A Khvicha ho semplicemente consigliato di esprimersi al meglio in campo. I giovani possono perdere la testa quando si comincia a parlare di loro ma lui ha saputo restare umile, lavorare sodo. Si confronta spesso con gli altri, è un calciatore raro. A inizio stagione Osimhen mi ha detto che avremmo potuto vincere lo scudetto. Non volevo credergli, ma mi ha convinto».
L’unico neo resta la Champions League e l’eliminazione contro il Milan. «Un po’ di rammarico c’è, ma non voglio pensarci. Abbiamo giocato una stagione da reocrd. Ma siamo arrivati ai Quarti, significa che abbiamo una grande squadra, pronta a giocarsi di nuovo lo scudetto. E quindi perché non provare a vincere anche la Champions?»