Nel corso di un’intervista concessa a Fifpro, il capitano della Juventus Giorgio Chiellini è tornato a parlare del delicato tema del razzismo in Serie A. Questo un estratto delle parole del centrale bianconero, che ha dedicato un passaggio del suo intervento anche Kalidou Koulibaly: “C’è stato un incidente circa tre anni fa che mi ha fatto davvero pensare. Stavamo giocando contro il Cagliari, quando il mio compagno di squadra Blaise Matuidi – un ragazzo adorabile e tranquillo – ha improvvisamente iniziato a mostrare un’incredibile angoscia e non siamo riusciti a calmarlo. Si è scoperto che aveva sentito insulti razzisti dagli spalti ed era completamente scosso. Questo non è un nuovo problema. Forse in passato non ne parlavamo tanto perché c’era meno comprensione, ma queste forme di discriminazione non possono più essere tollerate nel mondo di oggi. All’inizio di questa stagione, durante una partita tra Napoli e Fiorentina, c’è stato forse il caso più noto di razzismo all’interno di uno stadio in Italia, anche se negli ultimi anni ce ne sono stati molti. Quando è successo, ho inviato un messaggio a Kalidou Koulibaly, con cui ho un buon rapporto. Ora stiamo prendendo una posizione più forte perché abbiamo bisogno di far sentire la nostra voce su queste cose. Noi giocatori siamo considerati ‘oggetti’ che dovrebbero semplicemente continuare a giocare a calcio, perché è quello per cui siamo pagati. Ma dobbiamo parlare di queste dinamiche, far sentire la nostra voce e prendere davvero una posizione. Sappiamo che dobbiamo fare qualcosa, ma ciò che non è facile, tuttavia, è sapere come possiamo fare di più. Non possiamo più aspettare, non dobbiamo aspettare che succeda qualcosa a un altro giocatore per reagire. Non dovremmo essere offesi per fare qualcosa. Come società, siamo tutti responsabili di ciò che accade e di ciò che continua ad accadere: tutti devono assumersi la responsabilità e dimostrare che un comportamento del genere è davvero inaccettabile. Continuo a pensare che alla fine le istituzioni, coloro che fanno i regolamenti e le leggi, debbano fare di più”.