Il programma del Lunedì sera

       

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LIVE-De Laurentiis: “Silenzio stampa imposto dopo aver sentito cose inappropriate”

da | 30 Giu 2021 | Flash

Dopo 125 giorni di attesa il Napoli rompe finalmente il silenzio stampa iniziato lo scorso 25 febbraio e lo fa attraverso l’attesissima conferenza indetta dal presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, il quale ha risposto poco fa alle domande dei giornalisti presenti nella sala congressi di un albergo del centro di Roma, spaziando tra i più disparati argomenti legati al presente e al futuro della società partenopea. De Laurentiis ha aperto la conferenza con una personale introduzione critica nei confronti delle istituzioni nazionali: “Vi ringrazio innanzitutto per essere qui. Stiamo vivendo certamente momenti difficili con il Covid, che non ci aspettavamo, che ci hanno colto impreparati. Già nello scorso campionato abbiamo avuto questo problema, senza avere lo spazio ed il tempo per programmare l’annualità, perché ognuno pensa ai suoi egoismi. Abbiamo programmato senza sapere se gli stadi fossero aperti o meno, che senso aveva programmare gli Europei senza il ritiro dovuto ed un ritiro vero oltre ad un mercato vero? Dobbiamo fare la corsa per un assist alle istituzioni che non investono nel calcio, a persone che occupano i loro ruoli solo grazie a noi e non ci tutelano, ma anzi che creano altri problemi. Leggevo del problema del premier inglese, che ha castigato i protagonisti della Superlega, ma variante o non variante si accorda per la finale a Londra con gli spettatori. Una settimana prima del lockdown mi è stato chiesto di giocare in Spagna, dissi ‘ma come facciamo a muoverci?’ e mi dissero di arrivare a Parigi e poi spostarci in pullman. Secondo voi è più importanti una partita che la salute dei popoli? Tra poco pubblicheremo i calendari, ma chi ci garantisce queste cose elencate prima? Io lo chiederei a Draghi, perché deve prendere atto che ci sono più di 30 milioni di italiani che trovano nel calcio una valvola di sfogo, allora perché tu ti disinteressi completamente al mondo del calcio che è una valvola di sfogo importante? Hai una grande credibilità in Europa, perché non convinci i tuoi colleghi a resettare tutte le partenze dei campionati posticipandone l’inizio ad una data per avere più serenità vaccinale? Perché in Europa non è nata una obbligatorietà ai vaccini e sento tanta gente che non vuole vaccinarsi e non ci pensa nemmeno, e chissà quanti di voi qui la pensano così. Stimo Draghi, ma il governo non s’è messo una mano sulla coscienza sul rosso del calcio, togliendo la burocrazia e lanciando innovazione, verificando come sanare i bilanci, tutti in rosso. Siamo tutti in rosso per il Covid, serve una soluzione”.

La prima domanda posta dai giornalisti al presidente azzurro è come prevedibile relativa a Napoli-Verona, ultima giornata di campionato in cui il club ha visto sfumare la possibilità di giocare l’anno prossimo in Champions League: “Rimproverare gli altri è la strada più corta, puoi aggiustare i cocci ma se li riaggiusti si rivedono sempre. Quello appena passato è stato un anno e mezzo improprio, tra Covid e mancanza di tifo allo stadio, le gare sembrano giocarsi in un acquario. La presenza fonica delle voci degli allenatori sembrano stordenti, ma la squadra deve trovare da sola la sua miglior rappresentazione del gioco dopo essere stata preparata in settimana. In ogni gara, non solo del Napoli, c’era invece questa situazione irreale dove le voci dei tecnici impetuosamente diventavano protagoniste. Quando c’è il tifo questo non accade, se non a gesti degli allenatori, tant’è che ad ogni fallo un tecnico chiama a se il giocatore vicino per dargli indicazioni, perché senza pubblico c’è libertà di condurre dalla panchina. Rimproverarmi qualcosa no, è stato un campionato secondo me falsato, per tutti, poi la dietrologie ti può portare a cattivi pensieri ma io non ne faccio, non è mia abitudine. Il fatto dell’ultima partita, una grande delusione, io sono andato negli spogliatoi per suonare la gran cassa all’intervallo, mi ha fatto piacere vedere il gol fatto, ma non mi ha fatto piacere vedere il pareggio. Tu arrivi alla fine di un campionato così negativo e complesso sulla tensione nervosa, giochi sul filo di lana un secondo, terzo o quinto posto, dove anche il risultato degli altri conta, dove sei stato già bastonato più volte durante l’anno in partite dove si meritava di più come resa, non che non ti hanno concesso, senza dimenticare anche gli episodi di Napoli-Cagliari, che già ci avevano creato patemi d’animo. Io non ho nulla da recriminare, è stato un anno e mezzo falsato, in cui abbiamo solamente creato un assist per gli Europei. Ancora oggi stiamo stabilendo di partire dal 20 agosto senza sapere se avremo negli stadi il pubblico. Io vorrei tanto che alcuni miei colleghi dicessero che ho ragione, unire più squadre per non partire e farci sentire”.

Sulla questione Superlega, il numero uno azzurro ha poi aggiunto: “Non sono mai stato d’accordo sulla Superlega. Io ne faccio una questione economica, come loro, ma facendo un torneo a 12 dove inviti tu gli altri non è che hai risolto i problemi economici del calcio. I problemi li risolvi se prendi coscienza che le competizioni europee non servono a nessuno. Florentino ha inventato la Superlega che è una grandissima cretinata. I cinque paesi più importanti sono quelli che fatturano di più, che possono permettersi dei calciatori più importanti e costosi, quindi Spagna, Francia, Inghilterra, Italia e Germania: queste nazioni meriterebbero un campionato europeo a sé infrasettimanale, ma chi stabilisce i parametri per accedervi? Qui sbaglia secondo me Florentino sui 12, perché tu devi dare la possibilità democratica di poter competere. Se l’Udinese, il Verona o la Fiorentina arrivano tra i primi sei hanno diritto a partecipare al campionato europeo. Avremmo meno partite perché non si scontrerebbero le squadre dello stesso paese. Così eviti l’Europa League con 156mln di stipendi, qualcosa che non funziona”.

Di pari passo con tale tematica, De Laurentiis ha detto la sua anche sul Mondiale 2022 in Qatar: “Quella è un’altra super cretinata del secolo. Però parliamo della FIFA, quindi sempre di istituzioni. Infantino è molto capace e preparato, ma ci sono interessi nati illo tempore grazie ai qatarioti. Quello che era valido pre-Covid dovrebbe essere ridiscusso post-Covid. L’impresa privata sa mutuare e dimensionare investimenti, rischi, mercato, mentre il pubblico si basa solo su rapporti e strette di mano. Questo fa danni a cascata e non ce ne si ne accorge. Non capisco nemmeno perché dare i calciatori per le competizioni continentali. Poi se si fanno male chi mi ridà i soldi indietro? Mi rimborsano la svalutazione di un calciatore? No, ma nessuno ne parla. Io spendo 200 milioni sul mercato e poi mi chiedono i calciatori. Però poi dicono ‘De Laurentiis ha negato a Fabian Ruiz di andare a Tokyo’, ma stiamo scherzando? Con tutte queste situazioni aperte bisognerebbe ridurre i campionati a 16 squadre per avere meno partite. Ma non possiamo gestire campionati a 20 squadre e il calendario così come è. In Qatar ci sono gli stadi con l’aria condizionata, il caldo non è nemmeno una motivazione”.

Prima domanda al presidente sulla nuova gestione Spalletti e sul futuro di Lorenzo Insigne al Napoli: “Spalletti ha sempre avuto la mia stima, prima che allenasse la Roma, era ancora in Russia, mi venne a trovare e mi disse che non poteva muoversi ancora, per cui virammo su altri profili. Ho sempre avuto grande considerazione per lui, lo trovo giusto per il Napoli, sa allenare molto bene, giocare contro di lui non è mai stato semplice. Ha saputo gestire anche situazioni difficili, pure alla Roma, in tempi dove la mancanza della proprietà non chiariva determinate cose nello spogliatoio e dove lui si è comportato molto bene. Insigne? Non ci siamo proprio visti, tra la necessità di finire il campionato, il ritiro con la nazionale e il non voler ad un certo punto ‘incasinare’ la situazione e abbiamo detto finito l’Europeo ci incontreremo, parleremo e sarà quello che sarà”.

Sulle ultime due stagioni al di sotto delle aspettative, De Laurentiis non sembra farne un dramma: “Non è un problema non essere andati in Champions, il problema è che siamo passati da 30 milioni di stipendi a 50, a 75, a 120 ed oggi a 156 milioni. Chiaramente bisogna innanzitutto sanare questo problema, il Napoli spende cifre che non fattura e deve rivedere gli stipendi in base a ciò che guadagna. In ogni caso agiamo in un mercato in cui sono tutti afflitti per le perdite, ad esempio c’è chi fattura più di noi, molto più di me, che da due anni non mi paga o mi sta pagando solo questa settimana. Bisogna differenziare il lato economico e finanziario, io non ho mai bussato alla porta, anzi ero considerato una perla perché i miei pagamenti avvenivano un giorno prima e non uno dopo. Non c’è un ridimensionamento, ma c’è una presa di coscienza che da un punto di vista del bilancio rivede il budget, altrimenti devi fallire. Se vogliamo riportare il Napoli sul binario giusto, bisogna tagliare le spese eccessive, non c’è niente da fare. Come se facessi un film in Italia, dove non incassi più di tanto, con un budget americano, non avrebbe senso. Come mai tutti i miei colleghi hanno debiti? Poche aziende nel calcio sono sane”.

Su Gattuso e sul possibile allontanamento dell’ex allenatore azzurro già a campionato in corso: “Un paio di volte non era presente nella panchina effettiva, ad un certo punto mi sono dovuto preoccupare, ho dovuto dire cosa accade se la situazione dovesse precipitare? Chiamai Spalletti per chiedergli la sua disponibilità, ed arrivò qualora fosse stato necessario ma non lo è stato. Raccontavo di quella sera al Britannique perché dissi potrei pagarvi in ritardo, però sappiate che il tecnico rimane, va rispettato, seguito, e non sento storie. Poi è passato del tempo ed io, prima della partita contro il Verona, dando per scontata la Champions, avevo preparato un saluto a Gattuso col club in cui doveva andare. Barone della Fiorentina mi chiese di scrivergli due righe, poi al pareggio ci siamo guardati e non abbiamo potuto mandare il saluto, rendendolo più snello. Sentivo poi dei giornalisti dire che non si fa così. Ma scusate, io potevo essere molto arrabbiato, inquieto, ma il fatto di smettere con Gattuso risaliva alla scorsa estate, non c’era tempo, l’avevo preso per tamponare l’uscita di Ancelotti. Anche se lui avesse vinto il campionato, la sua mission si sarebbe conclusa. Mendes è un amico, ceniamo insieme, abbiamo parlato anche del rinnovo ma non ci siamo trovati in linea, ci siamo firmati due righe, poi quando finiscono ai legali diventano 27 righe di troppo e allora dissi soprassediamo e vediamo. Purtroppo abbiamo perso partite che non avremmo dovuto perdere, altre le abbiamo vinte quando potevamo avere problemi, questo disequilibrio, senza avere continuità, è stata una riconferma che dovevo ad un certo punto interrompere quella collaborazione anche se fossimo arrivati in Champions”.

Sul prolungare il silenzio stampa anche dopo Napoli-Verona, De Laurentiis non ha rimpianti: “Con i tifosi posso scusarmi soltanto io. E qualunque scusa fatta da un calciatore può sembrare una cosa voluta. Io dialogo con i miei tifosi e ci sono quelli che mi amano e quelli che mi odiano. Chiaro è che il tifoso ha sempre ragione in quanto tale. Non ha interesse alla salvaguardia dei conti economici, vuole vincere e basta. Io lo capisco, il calcio è il suo sfogo e non ci sono delle logiche societarie in quello. C’è anche chi a freddo poi ragiona e capisce che c’è sempre un limite a tutto. Il silenzio stampa secondo me è stato una panacea. Non bisogna mai dimenticarsi che noi siamo tenuti incollati davanti alla TV fino all’una del mattino per assicurarci che non si dicano falsità. E l’intervistatore è quasi sempre un ex calciatore o allenatore. Nei confronti di un allenatore ex giocatore c’è un rimbalzo che può far cadere anche lui in qualche trappola, perché l’intervistatore vuole fare lo scoop. Deve cercare di trovare qualcosa da dare in pasto ai media. Per evitare tutto ciò, per via del Covid e di tante altre situazioni, ma anche per non rovinare il rapporto fra la società e l’allenatore, abbiamo deciso questo. L’ho imposto dopo aver sentito cose inappropriate, l’ultima partita non c’entra, si era in silenzio stampa già da 3 mesi. In quel momento difendo l’allenatore per non farlo massacrare da voi. Gli avreste chiesto sempre le solite cose, dei giocatori spompati e cose del genere. Non c’era motivo di togliere il silenzio stampa. La cosa migliore sarebbe stata vincere e poi andare davanti ai microfoni”.

Sulle strategie attuabili dal club per non essere costretto ad un ridimensionamento: “Se non avessimo fatto giocare alcuni giocatori così poco, forse adesso avrebbero avuto una maturazione migliore. E avrebbero potuto sostituire quelli che partiranno. Ora bisogna fare dei ragionamenti in primis con l’allenatore. Poi dovresti essere capace dell’impossibile. Ossia tenere il piede in due scarpe. Io dovrei prima vendere, per poi comprare. E bisognerebbe comprare senza comprare, per poi concretizzare dopo aver venduto. Sono acrobazie che difficilmente i direttori sportivi fanno. I tempi erano diversi e c’era libertà e capacità di fare certe cose. La pandemia ci ha reso consapevoli che siamo nell’età della maturità. Prima ce lo dimenticavamo e ci sentivamo eterni giovani. Oggi bisogna fare delle riflessioni diverse, sulla vita in generale. E’ meglio prevenire che curare. La soluzione oggi come oggi non la ho. Ma mi reputo un atleta dell’imprenditoria e farò del mio meglio. A un certo punto mi sono buttato nei gelati perché durante un film Unilever mi bocciava il product placement, e quindi anziché fare pubblicità occulta mi sono creato io il prodotto da pubblicizzare con ‘Steccolecco’. Ho visto che negli USA vendevamo poche maglie, allora ho deciso che ci faremo noi da sponsor tecnico. Mi prendono per pazzo a rinunciare ad Adidas, Puma e Nike che ci mettono 18 mesi per fare una maglia. E io invece ci metto la faccia per lavorare sulle maglie. A un certo punto bisogna creare delle svolte, anche a costo di rimetterci, ma bisogna essere innovativi”.