“Certe cose” a Napoli si possono fare. E ora viene il bello per Conte
“In questi otto mesi qui a Napoli ho capito che certe cose qui non si possono fare”. Così Antonio Conte, lo scorso 18 aprile, insinuò nella mente di ciascun tifoso azzurro lo scenario di un suo possibile addio a fine stagione.
Eppure, da quel 18 aprile ad oggi si è verificata una sequenza di eventi significativi. Eventi che conducono verso una sola conclusione: “certe cose” a Napoli si possono fare eccome.
Prima la permanenza di Conte, poi un mercato (quasi) perfetto: ora tocca al campo
Dopo il quarto Scudetto – conquistato il 23 maggio con il successo contro il Cagliari allo Stadio Maradona – la stagione 2025/26 degli azzurri è di fatto iniziata il 29 maggio, quando il presidente Aurelio De Laurentiis ha annunciato la permanenza di Antonio Conte.
Da quel giorno in poi, il Napoli ha lavorato con chiarezza, celerità ed organizzazione nella sessione estiva di calciomercato. Senza dimenticare il gran lavoro svolto in uscita dal direttore sportivo Giovanni Manna, la società ha regalato all’allenatore ben nove innesti: Milinković-Savić in porta; Marianucci, Beukema e Gutiérrez in difesa; De Bruyne ed Elmas a centrocampo; Lang, Lucca e Højlund (quest’ultimo per sopperire al grave infortunio di Lukaku) in attacco.
È vero che non sono arrivati giocatori come il tanto agognato Ndoye, Juanlu Sánchez ed un vice Anguissa; ma gli oltre 200 milioni investiti non possono che rappresentare un segnale importante, un’ambiziosa dichiarazione d’intenti: il Napoli ha imparato dagli errori commessi nel recente passato ed ha rimediato agli stessi con convinzione.
A Conte è stata consegnata una rosa decisamente più attrezzata. Una rosa all’altezza, sia dal punto di vista numerico che da quello qualitativo, di affrontare anche la Champions League.
Adesso toccherà all’allenatore guidare i suoi giocatori verso la strada che meglio conosce, quella dei risultati. “Amma fatica’ again” è il motto scelto per la stagione iniziata lo scorso 23 agosto. E i tifosi non vedono l’ora di ammirare i frutti del lavoro sul campo.
Fabrizio Parascandolo

