Napoli 7 bellezze: “effetto” Conte, con 53 punti ha già eguagliato lo scorso anno

Napoli 7 bellezze: “effetto” Conte, con 53 punti ha già eguagliato lo scorso anno

Antonio Conte è arrivato a Napoli la scorsa estate con un solo obiettivo: risollevare la squadra e l’ambiente dalla disastrosa stagione giocata con lo scudetto sul petto e chiusa al decimo posto in Serie A.

L’allenatore si è reso sin da subito protagonista assoluto, nonché leader, della rinascita. E la classifica gli ha dato ragione in poco tempo: oggi recita 53 punti in 22 giornate (una media di 2,41 a partita).

La vittoria contro la Juventus ha permesso al Napoli di eguagliare il punteggio dello scorso campionato, nonostante i 16 incontri ancora da giocare. Un risultato straordinario, frutto di 6 mesi che hanno visto gli azzurri ottenere 17 vittorie (il massimo tra i top campionati europei), 2 pareggi e 3 sconfitte.

Nonostante i diversi ostacoli incontrati lungo la strada, come l’infortunio di Buongiorno e l’addio di Kvaratskhelia, Antonio Conte ha raggiunto l’obiettivo sopraccitato: risollevare i calciatori e l’ambiente.

Ci è riuscito facendo sentire parte integrante del progetto anche le cosiddette seconde linee, e Juan Jesus ne è l’esempio più lampante: completamente disorentiato in Coppa Italia, si è fatto trovare pronto – nel momento del bisogno – quando è stato inserito nel contesto della prima squadra.

Nel rapporto con la piazza, invece, è innegabile che l’allenatore abbia restituito all’ambiente le stesse sensazioni della fantastica annata 2022/23, quella del terzo scudetto. I tifosi del Napoli si augurano che l’esito possa essere lo stesso, ma una cosa è certa: l’effetto Conte, per usare una citazione di Luciano Spalletti (uno che di vittorie in azzurro se ne intende), “è sotto gli occhi di tutti”.

Fabrizio Parascandolo

Napoli, turnover con la Lazio in Coppa Italia: le conseguenze della scelta di Conte

Napoli, turnover con la Lazio in Coppa Italia: le conseguenze della scelta di Conte

Negli ottavi di finale di Coppa Italia, che il Napoli disputerà a Roma contro la Lazio di Baroni, Antonio Conte metterà in atto un massiccio turnover. Analizziamo insieme le possibili conseguenze della sua decisione.

Le conseguenze del turnover

Il primo argomento da trattare è sicuramente la voglia di mantenere alto il morale del gruppo. Un gruppo che, come detto dal capitano azzurro Giovanni Di Lorenzo, è affiatato come nell’anno del terzo Scudetto.

Il mister, evidentemente, vuole far in modo che anche le alternative ai titolari si sentano parte integrante del progetto, così da tenerli sempre motivati a dare il massimo.

Dietro alla scelta di schierarli nell’incontro di domani, però, potrebbe anche esserci la necessità di valutare se qualche pedina è all’altezza di questa squadra.

In ottica mercato, infatti, il tecnico leccese ha già lanciato un messaggio al presidente De Laurentiis nel post-partita di Torino: “Dovessimo arrivare in Champions, serviranno rinforzi”. Ieri, invece, ha detto: “Con la Coppa possiamo tastare la crescita di tutto il gruppo. Per capire se, in caso di necessità durante il percorso, saremo ben attrezzati o dovremo guardarci in giro”

Il primo match dei due consecutivi (il secondo, valevole per la Serie A, si giocherà domenica al Maradona) contro la Lazio può essere quindi l’occasione perfetta per individuare le zone del campo in cui il Napoli dovrà lavorare sul mercato, magari già a gennaio.

Come anticipato poc’anzi, inoltre, la sfida di campionato fa sì che la rotazione dei calciatori servirà anche a garantire del meritato riposo ai titolarissimi.

Dubbi che attendono risposte

La decisione di Conte comporta degli inevitabili rischi. Primo su tutti, la possibilità di uscire anzitempo da una delle due competizioni stagionali. Una competizione che, sulla carta, il Napoli potrebbe puntare a vincere.

Su questo concetto, l’allenatore è stato chiaro ieri in conferenza stampa pre-partita: “Noto che qui [a Napoli, ndr] si parla troppo facilmente di vincere. Ci vuole rispetto per il lavoro, il percorso che serve per arrivare lì. Ve lo dice [riferito ai giornalisti, ndr] uno che sa cosa vuol dire vincere”.

I dubbi, però, restano: non sono da sottovalutare, infatti, le possibili difficoltà che i calciatori non abituati a giocare spesso – e non con i compagni che vedranno in campo domani – potrebbero incontrare.

Il riferimento va, inevitabilmente, a Rafa Marín, a Juan Jesus, a Raspadori, a Zerbin, a Folorunsho. La lista continua, ma il tecnico degli azzurri è convinto che non ci saranno problematiche da questo punto di vista: “I giocatori si allenano insieme da mesi. Devo essere credibile: se dico che stanno crescendo e poi non li faccio giocare mai, allora non lo sono. Andrà in campo chi per tanti motivi ha giocato meno fin qui. Sono sicuro che avremo ottime risposte”.

Insomma, alla vigilia della partita contro la Lazio, un Napoli rivoluzionato è pronto a fare la differenza all’Olimpico, con l’obiettivo unico di passare il turno. Vedremo se le scelte di Antonio Conte si riveleranno adatte per affrontare l’organico dell’ex Baroni.

Fabrizio Parascandolo

Il problema del Napoli di Conte (che Lukaku può risolvere)

Il problema del Napoli di Conte (che Lukaku può risolvere)

I risultati delle prime due giornate di Serie A (la sconfitta per 3 a 0 a Verona e la vittoria – con lo stesso punteggio – contro il Bologna) sono stati alquanto indicativi della prestazione della squadra, ma non interamente.

Se è vero che gli azzurri hanno concesso delle chiare occasioni ai veneti domenica scorsa, è anche vero che al Maradona sono riusciti ad essere più in controllo della partita; ma non sempre.

Conte sta lasciando la sua impronta?

Nell’incontro con il Bologna di Italiano, che predilige un pressing alto per danneggiare il possesso palla avversario, il Napoli ha fatto spesso ricorso a una caratteristica del gioco di Conte: la ricerca immediata del lancio lungo verso l’attaccante.

Tale scelta – nella maggior parte dei casi – ha portato a una riconquista del pallone da parte degli emiliani, ma per un motivo molto semplice: Raspadori (titolare nel match di ieri) non ha le caratteristiche adatte a questo tipo di gioco.

Avendo osservato attentamente le prime uscite del Napoli di Antonio Conte, abbiamo riscontrato un problema nell'impostazione del gioco, che Romelu Lukaku può risolvere.

Un giocatore, invece, perfetto per quest’impostazione offensiva è Romelu Lukaku: la sua stazza fisica gli permette di tenere a debita distanza l’avversario, mentre le sue capacità tecniche gli consentono di addomesticare la sfera anche in situazioni complicate. A quel punto, il belga procede con un gioco di sponda per i compagni, oppure ottiene un calcio di punizione per far salire la squadra.

L’attaccante dovrebbe sbarcare a Napoli nei prossimi giorni, e sarà senza dubbio una pedina fondamentale del progetto Conte. Tra i due c’è sempre stato un gran feeling, sin dai tempi dell’Inter. Nell’avventura a Milano, il classe ’93 ha realizzato 64 gol in 95 sotto la guida dell’allenatore leccese.

Insomma, l’acquisto di Lukaku (definito per 30 milioni + 15 di bonus) è stato un regalo della società per Antonio Conte, con la convinzione che i risultati sul campo ripagheranno lo sforzo economico. Sarà davvero così? Non ci resta che attendere per scoprirlo.

Fabrizio Parascandolo

Leggi anche: Napoli 3-0 Bologna, Conte: “Vittoria che dà fiducia, i ragazzi ci hanno messo il cuore”

Napoli 3-0 Bologna, Conte: “Vittoria che dà fiducia, i ragazzi ci hanno messo il cuore”

Napoli 3-0 Bologna, Conte: “Vittoria che dà fiducia, i ragazzi ci hanno messo il cuore”

Il Napoli è tornato a vincere, e lo ha fatto con una prestazione alquanto convincente nell’esordio in Serie A allo Stadio Maradona. Il 3-0 rifilato al Bologna dà sicuramente morale a una piazza – ed una squadra – completamente abbattuta dalla disfatta di Verona di sette giorni fa.

Le parole di Conte

Il tecnico azzurro, Antonio Conte, ha parlato così ai microfoni di DAZN al termine della partita: L’atteggiamento della squadra mi è piaciuto molto. Non dimentichiamo che il Bologna è una squadra organizzata, che non a caso è arrivata l’anno scorso in Champions, anche molto fisica e forte nei contrasti; quindi abbiamo vinto una partita contro una signora squadra“.

“Questo ci deve dare fiducia, ci deve dare autostima, ci deve far capire che uniti si può e questa è una vittoria importante, al di là dei tre punti, perché i tre punti secondo me sono relativi. Non vincevamo da tanto tempo qui al Maradona, avevo chiesto al Maradona di fare il Maradona e i tifosi sono stati sicuramente dodicesimo e tredicesimo uomo in campo. Per noi diventano fondamentali”.

“Penso che oggi i ragazzi abbiano offerto una prestazione che è andata al di là delle loro qualità, una prestazione in cui hanno veramente messo il cuore, il carattere, la voglia, la determinazione, si sono aiutati l’un l’altro. Ecco, penso che i nostri tifosi vogliano vedere anche questo”, ha aggiunto l’allenatore.

Il Napoli è tornato a vincere, e lo ha fatto con una prestazione alquanto convincente nell'esordio in Serie A allo Stadio Maradona. Il 3-0 rifilato al Bologna dà sicuramente morale a una piazza - ed una squadra - completamente abbattuta dalla disfatta di Verona di sette giorni fa.

La reazione dopo la sconfitta di Verona

Quando gli è stato chiesto dell’importanza di aver mantenuto la porta inviolata, Conte ha risposto: “È assolutamente fondamentale, anche perché venivamo da un secondo tempo disastroso a Verona; dove nel primo tempo meritavamo di andare in vantaggio, mentre nel secondo non siamo entrati in campo“.

Abbiamo subito tre reti che ci hanno fatto male, l’ho detto anche in settimana e nella conferenza stampa pre-Bologna: forse il fatto che sia arrivato questo cazzotto forte subito ci ha dato qualcosa, ci ha fatto capire che, se vogliamo dimenticare determinate cose del passato, dobbiamo stare dentro al campo. Al centro del ring i cazzotti si prendono, ma bisogna anche darli, l’importante è stare in piedi e lottare; alla fine vediamo chi rimane per ultimo“.

Infine, il tecnico del Napoli è stato interrogato sulla gestione del gruppo, affermando: “Ribadisco che, come ho sempre detto, ho grande fiducia nel gruppo storico di questi ragazzi, ho voluto che tanti rimanessero. Tra noi c’è veramente un qualcosa di reciprocamente indissolubile“.

“Sono dei ragazzi per bene, che si allenano veramente tanto e io ero il primo ad esser dispiaciuto dopo la partita di Verona, perché erano emersi dei brutti scheletri per tutti. È stata una settimana bella tosta, sotto tutti i punti di vista, ma in cui ci siamo compattati di più“.

“Abbiamo capito che dobbiamo essere un corpo unico, che singolarmente non si va da nessuna parte e che, lavorando tutti insieme, ci possiamo togliere delle soddisfazioni. Oggi, al di là dei tre punti, che sono fondamentali e per me sono i primi tre con il Napoli e al Maradona, quindi è una grandissima emozione, ci dobbiamo portare dentro questa sensazione di felicità, di gioia nello spogliatoio, perché sono queste sensazioni che poi ti spingono ad andare oltre, ha concluso Antonio Conte.

Fabrizio Parascandolo

Ecco perché le dichiarazioni di Conte sono un campanello d’allarme per il Napoli

Ecco perché le dichiarazioni di Conte sono un campanello d’allarme per il Napoli

Nel weekend dell’esordio in Serie A con il Napoli, Antonio Conte ha rilasciato – prima e dopo la disfatta di Verona – delle dichiarazioni forse preoccupanti per i tifosi.

Nell’avvicinamento all’incontro, per essere più precisi al sabato, il tecnico è stato molto diretto sulla situazione del calciomercato: “Più che dirvi che è bloccato, cosa posso dirvi?”, ha lamentato. È evidente, infatti, che la rosa attuale non lo soddisfi, eppure qualcosa non torna.

Una promessa non mantenuta?

Stando a quanto visto finora, sembrerebbe che a Conte sia stata data piena libertà nella gestione dell’organico.

Una promessa di questo tipo spiegherebbe la scelta di escludere diversi calciatori dal progetto (a partire da Lindstrom e Ostigard, passando per Folorunsho, Gaetano, Cajuste, Natan e Zerbin, senza voler includere Mario Rui e Osimhen, destinati a lasciare Napoli da diversi mesi ormai). Il Napoli si è presentato a Verona con i soli Iaccarino e Coli Saco, ragazzi cresciuti nel vivaio, come possibili subentranti a centrocampo.

La società è intervenuta anche con la stampa, specificando in tempi non sospetti che il Napoli considerasse al completo la difesa, non avendo quindi bisogno di puntare su Mario Hermoso o un qualsiasi altro profilo: quando si dice che “il Napoli crede di aver completato il reparto difensivo”, “il Napoli” sta per “Antonio Conte” o per “il presidente De Laurentiis”?

Insomma, non c’è alcun dubbio sul fatto che la situazione sia assolutamente da rivedere, ma non solo fuori dal campo: dopo la sconfitta per 3 a 0 contro l’Hellas, Conte ha fatto umilmente mea culpa con i tifosi. Perché questo passo indietro?

Antonio Conte ha parlato, prima e dopo la disfatta di Verona, in maniera preoccupante per i tifosi del Napoli: analizziamole insieme.

Prima dell’incontro, la delusione sul suo volto era evidente. Dopo la sconfitta ammettere di aver commesso degli errori è apprezzabile, ma come mai non è stata toccato nuovamente il tema di una squadra non attrezzata?

Il dietrofont di Conte

L’impressione è che il tecnico sia stato costretto a cancellare dalla propria mente quanto successo fuori dal campo, visto che contro l’Hellas Verona era obbligatorio ottenere un risultato, nonostante il precario stato attuale della rosa.

L’allenatore dei veneti, Paolo Zanetti, ha risposto così a una domanda sui debuttanti Livramento e Mosquera, che hanno deciso la partita: Non li conoscevo neanche io, ma mi sono fidato della società e con il lavoro li abbiamo integrati nella squadra”.

La differenza con le parole di Conte c’è.

Il primo infortunio stagionale è stato, invece, quello di Alessandro Buongiorno. Al suo posto ha giocato Juan Jesus, e non Rafa Marin: se l’indisponibile fosse stato uno tra Lobotka e Anguissa, Iaccarino avrebbe esordito in Serie A. Di chi sarebbe stata, in quel caso, la responsabilità di non avere un sostituto più pronto alla causa?

Per ora la speranza dei tifosi azzurri è che la squadra trovi la retta via, perché prestazioni simili a quella di ieri non saranno perdonate.

Fabrizio Parascandolo