I risultati delle prime due giornate di Serie A (la sconfitta per 3 a 0 a Verona e la vittoria – con lo stesso punteggio – contro il Bologna) sono stati alquanto indicativi della prestazione della squadra, ma non interamente.
Se è vero che gli azzurri hanno concesso delle chiare occasioni ai veneti domenica scorsa, è anche vero che al Maradona sono riusciti ad essere più in controllo della partita; ma non sempre.
Conte sta lasciando la sua impronta?
Nell’incontro con il Bologna di Italiano, che predilige un pressing alto per danneggiare il possesso palla avversario, il Napoli ha fatto spesso ricorso a una caratteristica del gioco di Conte: la ricerca immediata del lancio lungo verso l’attaccante.
Tale scelta – nella maggior parte dei casi – ha portato a una riconquista del pallone da parte degli emiliani, ma per un motivo molto semplice: Raspadori (titolare nel match di ieri) non ha le caratteristiche adatte a questo tipo di gioco.
Un giocatore, invece, perfetto per quest’impostazione offensiva è Romelu Lukaku: la sua stazza fisica gli permette di tenere a debita distanza l’avversario, mentre le sue capacità tecniche gli consentono di addomesticare la sfera anche in situazioni complicate. A quel punto, il belga procede con un gioco di sponda per i compagni, oppure ottiene un calcio di punizione per far salire la squadra.
L’attaccante dovrebbe sbarcare a Napoli nei prossimi giorni, e sarà senza dubbio una pedina fondamentale del progetto Conte. Tra i due c’è sempre stato un gran feeling, sin dai tempi dell’Inter. Nell’avventura a Milano, il classe ’93 ha realizzato 64 gol in 95 sotto la guida dell’allenatore leccese.
Insomma, l’acquisto di Lukaku (definito per 30 milioni + 15 di bonus) è stato un regalo della società per Antonio Conte, con la convinzione che i risultati sul campo ripagheranno lo sforzo economico. Sarà davvero così? Non ci resta che attendere per scoprirlo.
Il Napoli è tornato a vincere, e lo ha fatto con una prestazione alquanto convincente nell’esordio in Serie A allo Stadio Maradona. Il 3-0 rifilato al Bologna dà sicuramente morale a una piazza – ed una squadra – completamente abbattuta dalla disfatta di Verona di sette giorni fa.
Le parole di Conte
Il tecnico azzurro, Antonio Conte, ha parlato così ai microfoni di DAZN al termine della partita: “L’atteggiamento della squadra mi è piaciuto molto. Non dimentichiamo che il Bologna è una squadra organizzata, che non a caso è arrivata l’anno scorso in Champions, anche molto fisica e forte nei contrasti; quindi abbiamo vinto una partita contro una signora squadra“.
“Questo ci deve dare fiducia, ci deve dare autostima, ci deve far capire che uniti si può e questa è una vittoria importante, al di là dei tre punti, perché i tre punti secondo me sono relativi. Non vincevamo da tanto tempo qui al Maradona, avevo chiesto al Maradona di fare il Maradona e i tifosi sono stati sicuramente dodicesimo e tredicesimo uomo in campo. Per noi diventano fondamentali”.
“Penso che oggi i ragazzi abbiano offerto una prestazione che è andata al di là delle loro qualità, una prestazione in cui hanno veramente messo il cuore, il carattere, la voglia, la determinazione, si sono aiutati l’un l’altro. Ecco, penso che i nostri tifosi vogliano vedere anche questo”, ha aggiunto l’allenatore.
La reazione dopo la sconfitta di Verona
Quando gli è stato chiesto dell’importanza di aver mantenuto la porta inviolata, Conte ha risposto: “È assolutamente fondamentale, anche perché venivamo da un secondo tempo disastroso a Verona; dove nel primo tempo meritavamo di andare in vantaggio, mentre nel secondo non siamo entrati in campo“.
“Abbiamo subito tre reti che ci hanno fatto male, l’ho detto anche in settimana e nella conferenza stampa pre-Bologna: forse il fatto che sia arrivato questo cazzotto forte subito ci ha dato qualcosa, ci ha fatto capire che, se vogliamo dimenticare determinate cose del passato, dobbiamo stare dentro al campo. Al centro del ring i cazzotti si prendono, ma bisogna anche darli, l’importante è stare in piedi e lottare; alla fine vediamo chi rimane per ultimo“.
Infine, il tecnico del Napoli è stato interrogato sulla gestione del gruppo, affermando: “Ribadisco che, come ho sempre detto, ho grande fiducia nel gruppo storico di questi ragazzi, ho voluto che tanti rimanessero. Tra noi c’è veramente un qualcosa di reciprocamente indissolubile“.
“Sono dei ragazzi per bene, che si allenano veramente tanto e io ero il primo ad esser dispiaciuto dopo la partita di Verona, perché erano emersi dei brutti scheletri per tutti. È stata una settimana bella tosta, sotto tutti i punti di vista, ma in cui ci siamo compattati di più“.
“Abbiamo capito che dobbiamo essere un corpo unico, che singolarmente non si va da nessuna parte e che, lavorando tutti insieme, ci possiamo togliere delle soddisfazioni. Oggi, al di là dei tre punti, che sono fondamentali e per me sono i primi tre con il Napoli e al Maradona, quindi è una grandissima emozione, ci dobbiamo portare dentro questa sensazione di felicità, di gioia nello spogliatoio, perché sono queste sensazioni che poi ti spingono ad andare oltre“, ha concluso Antonio Conte.
Nel weekend dell’esordio in Serie A con il Napoli, Antonio Conte ha rilasciato – prima e dopo la disfatta di Verona – delle dichiarazioni forse preoccupanti per i tifosi.
Nell’avvicinamento all’incontro, per essere più precisi al sabato, il tecnico è stato molto diretto sulla situazione del calciomercato:“Più che dirvi che è bloccato, cosa posso dirvi?”, ha lamentato. È evidente, infatti, che la rosa attuale non lo soddisfi, eppure qualcosa non torna.
Una promessa non mantenuta?
Stando a quanto visto finora, sembrerebbe che a Conte sia stata data piena libertà nella gestione dell’organico.
Una promessa di questo tipo spiegherebbe la scelta di escludere diversi calciatori dal progetto (a partire da Lindstrom e Ostigard, passando per Folorunsho, Gaetano, Cajuste, Natan e Zerbin, senza voler includere Mario Rui e Osimhen, destinati a lasciare Napoli da diversi mesi ormai). Il Napoli si è presentato a Verona con i soli Iaccarino e Coli Saco, ragazzi cresciuti nel vivaio, come possibili subentranti a centrocampo.
La società è intervenuta anche con la stampa, specificando in tempi non sospetti che il Napoli considerasse al completo la difesa, non avendo quindi bisogno di puntare su Mario Hermoso o un qualsiasi altro profilo: quando si dice che “il Napoli crede di aver completato il reparto difensivo”, “il Napoli” sta per “Antonio Conte” o per “il presidente De Laurentiis”?
Insomma, non c’è alcun dubbio sul fatto che la situazione sia assolutamente da rivedere, ma non solo fuori dal campo: dopo la sconfitta per 3 a 0 contro l’Hellas, Conte ha fatto umilmente mea culpa con i tifosi. Perché questo passo indietro?
Prima dell’incontro, la delusione sul suo volto era evidente. Dopo la sconfitta ammettere di aver commesso degli errori è apprezzabile, ma come mai non è stata toccato nuovamente il tema di una squadra non attrezzata?
Il dietrofont di Conte
L’impressione è che il tecnico sia stato costretto a cancellare dalla propria mente quanto successo fuori dal campo, visto che contro l’Hellas Verona era obbligatorio ottenere un risultato, nonostante il precario stato attuale della rosa.
L’allenatore dei veneti, Paolo Zanetti, ha risposto così a una domanda sui debuttanti Livramento e Mosquera, che hanno deciso la partita: “Non li conoscevo neanche io, ma mi sono fidato della società e con il lavoro li abbiamo integrati nella squadra”.
La differenza con le parole di Conte c’è.
Il primo infortunio stagionale è stato, invece, quello di Alessandro Buongiorno. Al suo posto ha giocato Juan Jesus, e non Rafa Marin: se l’indisponibile fosse stato uno tra Lobotka e Anguissa, Iaccarino avrebbe esordito in Serie A. Di chi sarebbe stata, in quel caso, la responsabilità di non avere un sostituto più pronto alla causa?
Per ora la speranza dei tifosi azzurri è che la squadra trovi la retta via, perché prestazioni simili a quella di ieri non saranno perdonate.
L’allenatore del Napoli, Antonio Conte, ha parlato ai microfoni di DAZN dopo la debacle degli azzurri a Verona contro l’Hellas. La squadra di De Laurentiis ha, infatti, concluso la prima giornata di Serie A con una netta sconfitta per 3 a 0.
Quella dei partenopei è stata una vera e propria debacle contro una formazione che, quantomeno sulla carta, non ha altre ambizioni se non quella di confermare la categoria. I ragazzi di Paolo Zanetti si sono dimostrati, invece, più organizzati e motivati.
Le parole di Conte sulla sconfitta
Queste le dichiarazioni del tecnico a riguardo: “Questa notte per noi deve essere una notte in cui dobbiamo avere l’umiltà di chiedere scusa al popolo napoletano, perché è stato un secondo tempo difficile da valutare”.
“Sul discorso tattico, nel primo tempo c’era una sola squadra in campo, ed era il Napoli. Loro [il Verona, ndr] non hanno mai tirato in porta, erano a specchio. Nel secondo tempo, non so se siamo rientrati soddisfatti, che poi di cosa che eravamo ancora sullo 0-0, ma l’atteggiamento non era quello del primo tempo; dal punto di vista della voglia, della determinazione e dell’attenzione al dettaglio”.
“Alla prima difficoltà ci siamo sciolti come neve, questa è la cosa più preoccupante in assoluto, al di là del risultato. Non abbiamo mostrato reazione, una squadra forte tiene botta e riparte, continuando a fare le cose per cui lavora. Noi invece ci siamo completamente sciolti: è questa la cosa più brutta per me, che sono l’allenatore e mi prendo tutte le responsabilità. Per questo motivo io chiedo umilmente scusa [ai tifosi, ndr], perché ripeto: sono io l’allenatore, c’è stata questa debacle e il responsabile sono io“, ha aggiunto l’allenatore del Napoli, che per la prima volta in carriera ha perso la partita d’esordio in Serie A.
“Chiedo umilmente scusa al popolo napoletano”
Quando gli è stato chiesto di trovare una spiegazione per quanto accaduto e di commentare le proprie dichiarazioni di una settimana fa (dopo la partita di Coppa Italia contro il Modena), Conte ha risposto stizzito: “Io mi prendo sempre la responsabilità di ciò che dico, non parlo mai a cavolo, per dare fiato alle trombe o per creare delle problematiche”.
“Penso che ho l’esperienza giusta, l’ho acquisita negli anni da calciatore e allenatore, per capire determinate situazioni e dire alcune cose. Poi magari qualcuno vuole farmi passare sempre per una persona polemica, a cui non sta bene niente, ma è tutto sbagliato. Da adesso in poi farò più attenzione a cosa dico, perché non parlo mai a vanvera, per nascondermi o per dire cavolate: si vede che la gente non mi conosce bene“.
“Mi prendo sempre le mie responsabilità, così come stasera, ci metto sempre la faccia e dico che la colpa mia. Chiedo umilmente scusa al popolo napoletano, perché ci mette talmente una passione e una voglia che vorrei tanto riuscissimo a ripagare. So bene che oggi è difficile e c’è tanto lavoro da fare: più che essere onesto, che devo dire?”, ha affermato in conclusione Antonio Conte.
Queste parole rappresentano perfettamente lo stato d’animo teso del tecnico leccese, già evidente nella conferenza stampa pre-partita di ieri (in particolar modo sul tema calciomercato) ed ancor più visibile dopo la debacle di questa sera. Riuscirà il suo Napoli a rialzarsi già al prossimo incontro, in programma allo Stadio Maradona contro il Bologna? Non ci resta che attendere la prossima settimana per scoprirlo.
L’arrivo di Antonio Conte a Napoli ha dato grande entusiasmo ai tifosi, dopo una stagione nettamente al di sotto delle aspettative (la peggiore degli ultimi 15 anni). L’allenatore leccese torna in panchina a un anno dal termine dell’esperienza con il Tottenham, in cui non è riuscito a lasciare il segno come avrebbe voluto.
Scelta la sfida di allenare il club azzurro, il classe ’69 è pronto ad essere parte integrante della doverosa ricostruzione della squadra, uscita malconcia dal fallimento appena vissuto. Quali saranno, però, i calciatori che verranno valorizzati maggiormente da Conte? E chi, d’altro canto, rischia di essere ridimensionato rispetto al passato?
I giocatori chiave del Napoli con Conte
Escluse grandi sorprese, considerando le caratteristiche della rosa attuale del Napoli, l’ex allenatore dell’Inter imposterà il proprio modo di giocare sul modulo 3-4-3.
In tal caso, il ruolo fondamentale di playmaker sarebbe probabilmente affidato a Stanislav Lobotka, che potrebbe ritornare al livello di prestazioni visto con Spalletti; mentre Anguissa farebbe da incontrista, ma avrà bisogno del supporto del tecnico.
In difesa, invece, l’unica certezza sembra essere Rrahmani, mentre si aspettano rinforzi dal mercato. L’arrivo di Conte può sicuramente valorizzare il difensore, così come i due centrocampisti precedentemente citati: saranno loro, insieme all’insostituibile ed incedibile Kvaratskhelia, i punti fermi del progetto.
Parco esterni: tanto potenziale, altrettanti dubbi
Passando agli esterni, invece, un occhio di riguardo va alla situazione di Di Lorenzo – in partenza, destinazione Juventus – e di Mario Rui, il cui futuro appare incerto. I due terzini – premessa una loro permanenza – verranno presumibilmente usati come “quinti”, ovvero esterni di centrocampo.
Sarebbero pedine fondamentali del progetto, vista la tendenza dell’allenatore a valorizzare giocatori in quella zona di campo. Inoltre, la duttilità del capitano offre al mister la possibilità di utilizzarlo come braccetto di difesa. Lo stesso discorso vale per Mathias Olivera, che però fornisce maggiori garanzie in fase offensiva: il supporto dell’uruguagio potrebbe essere fondamentale per Kvaratskhelia, che a quel punto agirebbe in una posizione più centrale, con la conseguente capacità di trovare spazi e concludere con maggiore facilità a rete.
Poche certezze sul resto della rosa, ma un titolare rischia
Escluso il georgiano, per l’attacco appare doveroso condurre un’analisi simile al ruolo del portiere: tanti sono gli scenari, poche le certezze. Gli addii di Osimhen e Meret sembrano imminenti, ma l’identità dei loro sostituti è ancora incerta.
Calciatori che potrebbero essere molto utili alla causa sono Cajuste, Raspadori e Mazzocchi, sicuramente nei piani di Conte per le rotazioni con i titolari.
Tra i giocatori che rischiano un ridimensionamento, invece, spicca il nome di Matteo Politano. Titolare del Napoli nelle ultime stagioni, l’esterno ha già lavorato con l’allenatore a Milano – sponda nerazzura – e non con grandi risultati.
Successivamente, tanti sono i nomi da rivitalizzare (i vari Ostigaard, Natan e Ngonge, per citarne alcuni), altrettanti sono i dubbi (in particolare su profili come Simeone, Lindstrom e Juan Jesus, ma anche sui giocatori rientranti dai prestiti, come Gaetano, Zerbin, Caprile, Folorunsho e Zanoli) e fondamentali saranno le richieste sul mercato.
Tanta aspettativa nell’ambiente
Insomma, il lavoro dell’allenatore italiano nella città partenopea non è ancora inziato, eppure nell’ambiente c’è già grande consapevolezza della sua centralità nel progetto. L’arrivo di Conte può far rinascere il Napoli, tanto quanto farlo affondare definitivamente. Quale delle due ipotesi diventerà realtà? Soltanto il tempo potrà dircelo, ma intanto abbiamo una certezza: i tifosi non vedono l’ora di vederlo sulla panchina azzurra.
Fabrizio Parascandolo
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