Sin dall’inizio della stagione, la nuova ideologia di gioco del Napoli ha fatto alquanto discutere, anche quando i risultati davano ragione a Conte.
“Stiamo facendo un calcio più aggressivo e propositivo, vogliamo fare la partita. La strada per fare un altro step, dobbiamo entrare in campo per dominare le partite”, ha detto l’allenatore al termine della partita di Torino.
Adesso che gli azzurri hanno rimediato 4 sconfitte (tutte in trasferta) nelle prime 10 uscite dalla stagione, ecco che le critiche sono aumentate esponenzialmente. Eppure, la maggior parte sono frutto di una memoria corta.
Quando l’approccio funzionava
Qualcuno di voi ricorda Napoli-Juventus dello scorso anno? In caso contrario, vi rinfreschiamo la memoria. Dopo un primo tempo concluso in svantaggio per la rete di Kolo Muani, gli azzurri dominano completamente l’avversario nella seconda frazione di gioco, conquistando i 3 punti grazie ad Anguissa e Lukaku. In quell’occasione, la voglia di “dominare la partita” venne fuori eccome, portando con sé anche il risultato.
Lo stesso accadde in Napoli-Inter: i nerazzurri passarono in vantaggio con una punizione di Dimarco, ma Billing siglò il pareggio nei minuti finali. Anche in quella circostanza, il secondo tempo degli azzurri fu dominante sotto ogni punto di vista.
Questa idea di calcio è la stessa che, con il senno di poi, si è rivelata fondamentale per la conquista del quarto Scudetto. Se gli azzurri avessero perso quei due incontri, avrebbero potuto dire addio alla storica impresa.
Cosa sta mancando al Napoli?
Come dimostrano gli esempi sopraccitati risalenti alla scorsa stagione, Conte è in grado di rendere il Napoli una squadra dominante.
Escludendo la disfatta di Eindhoven andata in scena martedì, quando gli azzurri hanno faticato soprattutto sotto il punto di vista mentale, cosa sta mancando a questa squadra? Probabilmente l’equilibrio che Conte spesso nomina.
Un approccio “aggressivo e propositivo”, infatti, è volto ad avere una produzione offensiva nettamente superiore a quella degli avversari. Basta guardare al xGD – Expected Goal Difference, ovvero la Differenza Reti Prevista per partita – del Bayern Monaco (1,8), che ad oggi è statisticamente la squadra più dominante d’Europa.
Quella del Napoli è drasticamente più bassa (0,4). Ciò significa che, nonostante un calcio idealmente asfissiante, gli azzurri non risultano tanto superiori agli avversari. In sintesi, gli azzurri sono “aggressivi e propositivi” solo sulla carta, non in campo.
Lo scorso anno, il Barcellona ha dominato La Liga con un xGD di 1,5, pur concedendo un’enorme quantità di reti simili a quella realizzata da Saibari del PSV. L’idea tattica di Hansi Flick – tecnico dei blaugrana – prevede ancora oggi una difesa altissima, spesso sulla linea di centrocampo. Ciò la rende estremamente fragile a situazioni di contropiede, eppure si è rivelata vincente.
Dopo 10 partite complessive, un campione statistico indicativo per una stagione che prevede mediamente 50 incontri, il Napoli è l’ottava miglior difesa della Serie A e il terzultimo attacco della Champions League. Tradotto: concede troppo e produce poco.
Insomma, il “calcio aggressivo e propositivo” in sé non è un problema, va solamente attuato nella maniera corretta. La squadra di Conte deve diventare più pericolosa in fase offensiva e, allo stesso tempo, ritrovare la soliidità difensiva che le ha permesso di conquistare il quarto Scudetto.
Un processo non facile e tutt’altro che immediato da completare, ma gli azzurri sono chiamati a progredire al più presto; perché sabato allo Stadio Maradona arriva l’Inter e una terza sconfitta di fila non è contemplata.
Fabrizio Parascandolo


