Breve intervista della redazione de Il Bello del Calcio al nostro Stefan Schwoch, doppio ex dell’incontro Torino-Napoli, che andrà in scena questo sabato alle ore 18.
Che prestazione ti aspetti da parte del Torino dopo il suo inizio di stagione (5 punti in 6 partite?)
“Mi aspetto una prestazione importante, ma deve essere così per forza, perché sennò rischi di entrare in un loop negativo e dopo ti trovi in acque che magari mai avresti pensato di navigare ad inizio campionato, e poi diventa sempre più difficile. Perciò mi aspetto una prova orgogliosa di una squadra che a Roma con la Lazio non ha fatto male. Poi quando giochi contro una squadra che ha lo Scudetto sul petto c’è sempre qualche energia psicofisica in più, più tensione, hai più voglia di vincere perché vuoi battere i Campioni d’Italia.
“C’è anche un giocatore che fino all’anno scorso ha giocato nel Napoli, Simeone, che ora vuole dimostrare che si sono sbagliati e darlo via. C’è un allenatore, Baroni, che è un ex Napoli e vuole sempre dimostrare di far bene.
“Ci sono tante motivazioni perché non hanno ancora vinto in casa quest’anno, mi sembra, vogliono vincere davanti al pubblico. Non sarà sicuramente una partita facile per il Napoli. Sarà molto complicata anche per il Torino, perché il Napoli è una squadra che ha dei giocatori incredibili, un allenatore che non tralascia niente ed occupa il primo posto in classifica. Sarà una partita dove il Torino ci metterà più foga agonistica rispetto al Napoli e il Napoli riuscirà a gestirla più sul piano tecnico.”
Secondo te, giocare dopo la sosta delle nazionali e prima di una partita di Champions League può essere un’insidia per il Napoli?
“Quest’anno il Napoli avrà meno privilegi rispetto all’anno scorso. Quello di giocare una volta a settimana è un plus che l’anno scorso il Napoli ha sfruttato molto bene. Quest’anno dovrà pagare dazio su queste cose, perché magari avrà qualche infortunio in più, meno tempo per riposare, però avrà l’adrenalina e lo stimolo di fare la Champions League, che è una cosa che darà delle motivazioni enormi. Perciò penso che il Napoli abbia la struttura per poter affrontare le competizioni che deve affrontare e deve farlo nel migliore dei modi.”
Nell’estate del 2000 passassi dal Napoli al Torino. Ci racconti un po’ come andò il trasferimento, come lo vivesti?
“Non bene, perché io a Napoli avevo fatto un anno importante, avevo riconquistato la Serie A. La piazza era una piazza di quelle che ti fa sognare di giocarci in Serie A, perché era un sogno anche giocarci in B. Poi ritenevo anche di essermelo meritato [di giocare la Serie A con il Napoli, ndr], non mi sarei mai aspettato la cessione a fine campionato. Sicuramente andavo a vestire un’altra maglia importante, perché quella del Torino è un’altra maglia importante, però con il Napoli si era creato un feeling particolare che dura ancora adesso.
“Ci fu un grosso dispiacere andare via dal Napoli. Poi è logico che, come ti ho detto prima, andavo in una piazza importante… però per il rapporto che ho avuto con i tifosi della città di Napoli, non c’era paragone. Non l’ho presa benissimo, però da professionista quale sono sempre stato mi sono concentrato sul vestire un’altra maglia importante. E anche là vincemmo il campionato.”
A proposito di piazza, hai detto che sono entrambi piazze importanti. Ci fai un paragone tra le due, avendo vinto il campionato in entrambe? Come l’hai vissuta a livello di pressione, di emozioni?
“La pressione te la danno tutte e due. Perché sai, quando tu giochi a Torino in Serie B, sai che il Torino è una squadra di Serie A che ha vinto anche degli Scudetti.
“Per quanto riguarda il calore che c’è di fuori del campo, non c’è paragone: Napoli è una città che vive di calcio 24 ore su 24. Forse anche perché è una delle metropoli dove c’è una sola squadra. Non ce ne sono due come a Milano, come a Roma e come a Torino. Perciò, anche quando tu sei in giro, vivi calcio dalla mattina alla sera in modo quasi ossessivo.
“Io penso di fatto, a Torino, forse un paio di foto in un anno. A Napoli invece ti fermano, ti fanno vivere facendoti sentire di essere un calciatore. Ho sempre detto che giocare per il Napoli in Serie B è come giocare in una squadra in Champions League, per l’affetto e per le attenzioni che ti danno. Perciò tra le due piazze, secondo me, per come vivono calcio non c’è paragone.”


