Ci siamo! A tarda sera, inaspettato ed imprevisto, proprio come i temporali estivi di questo giugno napoletano travestito da settembre, è arrivato il tweet presidenziale: “Habemus Allenatore”.
Rudi Garcia è il nuovo mister napoletano, un francese di Nemours alla corte della Sirena Partenope.
Dopo l’era spagnola di beniteziana memoria, oggi si inaugura l’era francese. Ironia della sorte, sembra quasi che la storia della città vada sempre di pari passo con quella calcistica, e che il nostro presidente si diverta a sparigliare le carte ogni volta, per dimostrare la sua più grande dote, che sicuramente, visti i risultati, è quella di ricercare anime affini a Neapolis.
Poche volte, nella sua storia napoletana, il nostro presidente ha sbagliato la scelta dell’allenatore, e magari anche stavolta è la mossa strategica giusta. Noi da tifosi sicuramente ce lo auspichiamo.
Certo, il nuovo allenatore è un nome che apparentemente non scalda i supporters azzurri che, dopo Spalletti, magari si aspettavano un nome diverso e di primissima fascia. Diciamoci la verità, Luis Enrique, Zidane, e magari Simeone, avrebbero sicuramente avuto un effetto diverso nel cuore dei tifosi. Ormai orfani di Spalletti oggi, così come era successo già con Sarri, si sentono spaesati e storditi.
Nessuno, dalla famosa lista dei quasi quaranta nomi, ieri si aspettava venisse fuori l’ufficializzazione dell’ex Roma, che nell’ultimo anno ha svernato in Arabia e che, pur avendo nella sua squadra Ronaldo, non è riuscito a vincere il campionato saudita.
La scelta di Adl lascia ancora una volta spiazzati tutti. Dice di averlo frequentato per ben dieci giorni e che, a seguito di questa intensa frequentazione, ha deciso di affidare a Garcia la squadra campione d’Italia.
Allenatore di origine andalusa, laureato in scienze motorie come Benitez, pratica un calcio sicuramente offensivo, con un possesso palla e fraseggio corto. A Roma ha usato quello che ormai a Napoli è il modulo comfort zone, il famoso 4-3-3, che di base è stata la conditio sine qua non nella scelta del nuovo mister.
Garcia, che curiosamente è stato poi alla Roma succeduto da Spalletti nel 2016, oggi sicuramente arriva a Napoli con tantissima garra. Sa di aver avuto una possibilità enorme e, da uomo passionale quale sicuramente è, ci metterà tanto di suo per far capire ai suoi nuovi tifosi, e al mondo intero, che a Napoli il ciclo si può e deve continuare!
La notizia di ieri ha certamente lasciato senza tanto entusiasmo la tifoseria, ma è pur vero che il profilo internazionale Rudy Garcia lo tiene, e in più sicuramente nella sua vita calcistica non è uno che ama fare l’occhiolino ai poteri forti di turno. Tutti ricordiamo il suo violino a bordo campo, e certamente di peli sulla lingua il francese non ne ha.
Memori della scorsa stagione, che oltre ad essere indimenticabile per il risultato finale, lo è stata anche per il suo calciomercato, tutti noi, tifosi ed addetti ai lavori, abbiamo sicuramente imparato che nel calcio moderno, ancora più che in passato, sono il campo, e le motivazioni che si portano dentro il rettangolo verde, a fare la differenza. Solo il campo è il giudice supremo che ci può far dire se le scelte sono state giuste o sbagliate.
Ieri il rinnovo di Simeone ha fatto capire, se mai ce ne fosse bisogno, che il presidente, come ha più volte dichiarato, non intende smantellare una squadra che, a tutto titolo oggi, possiamo dire di campioni.
A Spalletti saremo sempre grati, ma se ormai la sua scelta era quella di andare via, giusto che si viri su un allenatore che, passionale come questa piazza, dia magari anche qualche diversificazione di gioco.
E se il nuovo Mister riuscisse pure a trovare un piano B al tanto amato, ma anche stranoto agli avversari, 4-3-3, non sarebbe affatto male.
Le partite con il Milan, in campionato e in Champions, così come la fase finale del campionato, avranno fatto capire al presidente che forse era il caso di prendere un allenatore che non fosse un integralista. E se Garcia riuscisse, con tanto auspicato pragmatismo, ad utilizzare un modulo alternativo come il 4-2-3-1, visto anche la rosa a disposizione, certamente non sarebbe male.
Un’alternativa di gioco darebbe ulteriore imprevedibilità ad una squadra che di talenti in panchina ne ha davvero tanti, e che l’anno prossimo è in scena come prima della classe in Italia ed in Europa.
Ad oggi è davvero imponderabile come potrà andare. Siamo stati soppressi da sconosciuti o “perdenti”, e delusi da blasonati e campioni del mondo, oggi memori del passato, a noi non resta altro compito se non dire: “Benvenuto, sergente Garcia. Tutti i tifosi si aspettano che tu sia l’ennesimo colpo vincente del nostro Zorro, Aurelio De Laurentis”.
Gennaro Di Franco