I critici teatrali lo sanno benissimo: mai giudicare uno spettacolo dalla prova generale.
Quel che accade nel contesto della prova, in anticipo sulla Prima, può trarre in inganno.
Il Napoli sfiderà il Milan nei quarti di finale di Champions League, e in molti si stanno già fasciando la testa dopo la batosta subita al Maradona in campionato proprio per mano dei rossoneri.
Gli azzurri sono stati strapazzati dalla squadra di Pioli, molti spettatori allo stadio sono andati via ben prima del triplice fischio (e non a caso non li sto definendo tifosi).
Preludio a una mesta uscita di scena dalla Coppa più importante d’Europa? Non è assolutamente detto. Il Napoli visto nelle ultime uscite, Milan e Lecce, appare stanco, impreciso, poco determinato. L’assenza di Osimhen pesa tantissimo, perché l’attaccante nigeriano con le sue caratteristiche permette alla squadra di nascondere qualche difetto.
Victor mantiene la difesa avversaria bassa, in perenne apprensione. Permette il lancio lungo scriteriato, tanto lui poi ci arriva. Ruba palloni a centrocampo, in difesa, in attacco, nel tunnel degli spogliatoi. Insomma, in questo momento è fondamentale non per l’equilibrio del Napoli, ma per rompere gli equilibri altrui.
Contro il Milan dovrebbe già esserci all’andata, anche se non al top della condizione. Questa, considerando anche l’infortunio di Simeone, è una notizia che deve darci un pizzico di ottimismo.
C’è poi il resto della squadra. Lobotka, Anguissa e Zielinski non possono essere quelli visti nelle ultime uscite, da loro ci si può e ci si deve aspettare una reazione di orgoglio.
Quindi è tempo di mettersi alle spalle le prove generali e di pensare al doppio incontro europeo. Il Napoli può scrivere la storia, il Milan ha un’identità da difendere. La sfida è aperta, apertissima. La sonora sconfitta in campionato è solo un incidente di percorso.