Il programma del Lunedì sera

       

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DODICESIMO UOMO – Le voci di dentro  

da | 12 Mag 2022 | Redazione

E ora anche la matematica ci dà la sentenza definitiva: il Napoli è fuori dalla lotta scudetto! A questo punto è il caso di scomodare anche il grande Eduardo con la sua commedia “Le voci di Dentro”. Il drammaturgo con la sua opera, forse la più amara, sapete che cercava di analizzare il rapporto fra realtà e sogno, il cui confine molte volte finisce per essere davvero molto sottile.  Ebbene confesso, ora che anche il cuore si deve arrendere al cervello, ora che è giunto il tempo di tirare le somme e di fare un sacrosanto e opportuno bilancio stagionale, confesso, io ci avevo creduto!

Sì, cercavo con tutte le mie forze di non illudermi, dicevo a me stesso “tanto anche quest’anno vedrai che anche questo non è l’anno buono”.  D’altronde partivamo da una stagione finita con Napoli Verona che per sempre passerà alla storia, e nella testa di tutti i tifosi azzurri, come uno dei più grandi incubi sportivi, purtroppo, non solo sognati ma realmente materializzati, sul prato del Maradona.  Poi però arriva a Napoli come allenatore Luciano Spalletti e le cose cambiano. L’uomo “dei destini forti” porta alle pendici del Vesuvio una comprovata esperienza e un’arte oratoria sopraffina ed efficace al punto che la squadra e tutto l’ambiente dimenticano il passato e si gettano a mani basse nella nuova stagione 2021/2022. I risultati non tardano ad arrivare. Dopo le prime dieci partite il Napoli viaggiava a pieni punti, sciorinando un calcio esteticamente valido e altrettanto efficace. 
A quel punto dentro di me è comparsa una vocina che mi diceva “vuoi vedere che era tutta una questione di gestione tecnica e che questo è davvero uno squadrone capace di realizzare il nostro sogno nel cuore?”  A quel punto del campionato, con tante gare ancora da giocare, non ho voluto sentire quella voce del cuore, e il cervello rimandava al mittente ogni entusiasmo usando il legittimo dubbio che forse i nostri avevano una preparazione capace di farli volare all’inizio, ma che poi avremmo pagato nel finale di campionato. 

Poi sono arrivati i punti contro gli odiati nemici bianconeri. Dopo aver vinto in casa con la Juve, gli azzurri, a ranghi rimaneggiati, vanno il sei gennaio a Torino e ci regalano nella calza un pareggio che ha il gusto della vittoria. Anche lì ho messo subito a tacere il cuore e mi sono detto “beh quest’anno i bianconeri, orfani di Ronaldo, puntano a risanare il bilancio e a tentare l’exploit in coppa”. 
Finanche dopo aver superato la tanto temuta coppa d’Africa, che ha visto impegnati per tutta la manifestazione due perni della nostra squadra,  Koulibaly e Anguissa, mi sono continuato a dire “caro tifoso, vedi che ora al ritorno dal continente nero la squadra implode, perché i giocatori di ritorno a Napoli sentiranno sicuramente le fatiche della competizione internazionale e il cambio climatico. 
Insomma, avete sicuramente capito che cercavo di non ascoltare le mie voci di dentro o, come si dice a Napoli, di “non metterci il pensiero”. Il mio cervello non si voleva allineare al cuore, mi imponeva in maniera algida e con mentalità teutonica di non assecondare il mio pazzo cuore napoletano che però, ad ogni gara vinta, faceva risuonare nelle mie orecchie un’eco rigorosamente in napoletano “Chist’è l’ànn buonò” 
E vi giuro, anche quando il nostro Spalletti aveva sdoganato il sogno e aveva iniziato a parlare di scudetto, pure quando da condominio di sette inquilini si era passati a una bellissima comproprietà da tre contendenti, io ero rimasto impassibile, non avevo, stoicamente, mollato al volere del mio cuore e mi continuavo a dire “non ci pensare nemmeno, finisce come sempre che ti rubano il sogno proprio sul più bello”. 

Ma che dire, tutti questi esercizi di autodisciplina o, per dirla alla Nils Liedholm, di self control si sono andati letteralmente a far benedire dopo Atalanta Napoli. Uno a tre, vittoria STRAORDINARIA, in trasferta in una piazza per noi da sempre ostile. Ebbene, a quel punto lo confesso, da quel momento in poi ho mollato e ci ho creduto!  I fatti d’altronde davano ragione al cuore e tutto mi sembrava cospirare a nostro favore, d’altronde, la concorrenza non era molto più forte di noi e gli azzurri avevano pur sempre battuto a San Siro il Milan.  Così le voci di dentro sono uscite in tutto il loro clamore. Armato di tanta speranza già pregustavo la festa finale, consapevole che, anche con il contributo dei tifosi, il Mantello Magico di spallettiana memoria avrebbe sicuramente funzionato.  Come è andato il finale è storia nota. Posso solo a questo punto affermare che mi sbagliavo … quest’anno il sogno non ce l’hanno rubato gli altri, ma ci siamo svegliati da soli troppo in fretta e ora, consentitemi di dire, proprio come faceva il personaggio enigmatico della commedia eduardiana Zi Nicola, “Per favore, nu poco di pace!”. 

Abbiate rispetto per noi tifosi, tirateci fuori dalla solita e puntuale querelle di bassa lega di fine anno  tra presidente e allenatore, lasciateci in pace con il calciomercato dai nomi altisonanti che puntualmente non arrivano.
Lasciateci in pace, liberi di pensare che quest’anno si poteva e per colpa di tutti, Società ,Giocatori e Allenatore, non certo dei tifosi, quel sogno è svanito troppo presto! 

Gennaro Di Franco