Ruud Krol, ospite di ‘Giochiamo D’Anticipo’ a Canale 8, ha parlato della sua carriera, del Napoli e della corsa Scudetto che coinvolge gli azzurri nel corso del ‘Salotto’ con Claudia Mercurio. Queste le sue considerazioni: “Io non guardo molto al passato. Mi concentro sul presente e il futuro, ma certamente ho piacere vedere immagini e giocate anche di persone che ho conosciuto e con cui ho ancora contatti. Il calcio per me è stata una professione come una qualsiasi altra. A Napoli la città si aspettava tanto, ho sempre cercato di restituire ai napoletani grandi prestazioni in campo. Questo non è stato sempre facile. La mentalità vincente? Se sono concentrato sulla partita e un amico gioca con la squadra avversaria, io non lo saluto prima del fischio d’inizio. In quel momento è un mio avversario e devo dare del mio meglio per batterlo. Non posso sorridergli prima, come si fa speso oggi, e poi battagliare in campo. Serve coerenza, questa è per me la mentalità. Il calcio in Italia negli anni 80 è stato il top, arrivavano tanti campioni e anche a Napoli sono arrivati tanti stranieri. Esistono ancora le bandiere? Meno che in passato, ci sono tanti soldi che girano nel calcio e sono cambiate diverse regole. Prima il club si lasciava dai 25 anni, adesso sui 23/24. Oggi anche all’età di 18/19 anni molti calciatori partono per questione di soldi. Cosa penso di Insigne e cosa gli consiglio? Pensavo apprezzi il calcio americano perché c’è un altro tipo di mentalità. Quando lasciai l’Ajax, prima di arrivare in Canada fui offerto a diverse squadre italiane come Milan, Torino, Fiorentina, Roma e Napoli, ma le frontiere non erano aperte. Onestamente, penso vada via troppo presto. Avrebbe le qualità per restare in azzurro uno o due anni. Per il Napoli è un peccato, lui andrà a divertirsi e anche il guadagno economico avrà inciso. Quanto mi è rimasta Napoli nel cuore? Ricordo il calore e l’affetto delle persone, cose che a me piacciono molto. Ricordo quando arrivai in Italia con Juliano direttore, dopo un viaggio di 24 ore giocammo un’amichevole contro il West Bromwich Albion. Dopo 60′ ero distrutto. Qualche giorno dopo andai sul lungomare e un pescatore mi portò con lui in barca. Il calore della gente è sempre rimasto nel mio cuore. Rimpianti? Mi sarebbe piaciuto trasferirmi prima in azzurro. Ricordo che ci giocammo lo Scudetto ma perdemmo in casa contro il Perugia. Ci fu un autogol dopo 58″ che non riuscimmo a recuperare. Eravamo una squadra compatta, non la più forte individualmente, ma un gruppo vero. Questa componente serve per vincere i campionati, avevamo rabbia e grinta. Fu un peccato non arrivare allo Scudetto. Il Napoli di quest’anno? Ha giocato il miglior calcio in Italia per i primi 4 mesi, poi ci sono stati tanti infortuni: Osimhen, Lozano, Insigne con il Covid. Questa è una cosa che ha influito in futuro. Una cosa che non ho visto nelle ultime 3/4 gare è la rabbia necessaria per vincere le gare, forse molti giocatori non sono al top atleticamente. Spalletti lo conosco da Roma e lo reputo un buon allenatore, parla molto con i calciatori e sa cosa chiedergli. Questo per me è importante perché così i calciatori sanno cosa vuole l’allenatore in campo. Per me era lo stesso con Marchesi. Ex calciatori in dirigenza? Potrebbe farmi piacere come esperienza, io sono sempre stata una persona diretta. Mi piace esprimere quelle che sono le mie considerazioni, che reputo utili per vincere. Osimhen con i miei lanci farebbe tanti gol, vista la sua grande velocità e abilità in profondità. Più forte io o Koulibaly? Lascio questa risposta ai tifosi del Napoli”.