La Gazzetta dello Sport ripercorre le ore che hanno preceduto la morte di Diego Armando Maradona, riportando parole contrastanti degli infermieri ed una “strana” telefonata del suo medico, Leopoldo Luque, alla polizia.
Alle ore 6.30 l’infermiere, andando via, ha dichiarato che Maradona era vivo. Nella prima testimonianza, l’infermiera Gisela ha riportato di aver controllato Diego, rivelando poi che in realtà l’aveva solamente sentito andare in bagno alle 7.30 e, visto che stavano arrivando gli psicologi, l’aveva lasciato riposare. Nella chat degli infermieri di Diego, Gisela ha scritto che era tutto ok. Erano le ore 8.50. Quando lo psicologo Carlos Diaz e la psichiatra Agustina Cosachov hanno bussato alla porta, intorno alle 11, Maradona non rispondeva. Sono poi arrivati Maximiliano Pomargo (assistente di Maradona e cognato dell’avvocato Morla) e il nipote Johnny, seguiti dall’infermiera, che ha compiuto le prime manovre di rianimazione.
Il primo medico ad arrivare, Leopoldo Luque, abita vicino alla casa del Pibe. La chiamata alla polizia del medico di Maradona è durata 43 secondi e non è mai stato detto che il paziente era Diego: “Maschio, esattamente 60 anni, possibile arresto cardiaco”, ha dichiarato. Nella casa di San Andres non c’era il defibrillatore, perché Maradona, contrariamente ai suggerimenti della Clinica Olivos, non era considerato in ospedalizzazione domiciliare.