30 anni fa l’ultimo scudetto: il ricordo dei campioni

da | 29 Apr 2020 | Redazione

29 aprile 1990: una data indimenticabile per i tifosi del Napoli. 30 anni fa la formazione napoletana, guidata da Alberto Bigon in panchina e da Diego Armando Maradona in campo, vinceva il suo secondo e ultimo scudetto, imponendosi in casa contro la Lazio per 1-0 (rete di Baroni).

Durante la diretta sulle pagine social de Il Mattino, sono intervenuti tre protagonisti di quella grande cavalcata azzurra, ossia Andrea Carnevale, Gianfranco Zola e Massimo mauro: presente durante il collegamento anche la nostra Claudia Mercurio, che ha intrattenuto gli spettatori con alcune domande all’ex giocatore sardo.

Il primo a parlare è proprio Zola, all’epoca 22enne appena prelevato dalla Torres: “Ricordo benissimo quando fui prelevato dalla Serie C, per me andare a giocare in una delle squadre più forti d’Europa era un onore, un sogno che diventava realtà. Tra i ricordi più belli, la gara con la Lazio che ci diede lo scudetto, un’emozione unica. Sapevamo di avere qualcosa in più quell’anno, avevamo Diego in una condizione fisica straordinaria, non ce n’era per nessuno”.

GLI ESORDI CON IL NAPOLI. “Il mio primo gol in Serie A è indimenticabile, fu importante per me, mi diede sicurezza e il giusto coraggio per entrare nelle simpatie del pubblico napoletano. Quando sei giovane, e hai la fiducia della gente, tutto ciò ti aiuta davvero tanto. A quei tempi, a 22 anni, mi stavo ancora formando, quando hai voglia di imparare e hai davanti giocatori di quel calibro, apprendi tanto. Diego poteva fare quello che voleva in campo, però non l’ha mai fatto per deridere l’avversario, portava rispetto per la squadra che aveva di fronte”

SULLA CITTà PARTENOPEA. “Napoli è unica, vincere lo scudetto lì non ha eguali, non potrò mai dimenticare quel giorno”.

Tocca poi a Carnevale, ex attaccante di quel Napoli scudettato e attuale osservatore dell’Udinese: “Noi che abbiamo vinto il secondo tricolore, ci sentiamo molto spesso. Grazie anche alle moderne tecnologie, possiamo tenerci in contatto in maniera semplice e rapida. Eravamo una grande squadra, Diego era il collante del gruppo, grazie a lui siamo rimasti uniti e abbiamo dato il 110%”.

SUL SUO RUOLO IN CAMPO. “Mister Bianchi fu molto intelligente, mi mise al servizio di quei tre fenomeni che erano Maradona, Giordano e Careca, poi mi trovai bene nel ruolo di attaccante esterno”.

I SUOI ALLENATORI: BIGON E BIANCHI. “Bigon era un signore, un galantuomo, diverso da Bianchi, più burbero e ‘freddo’, dava poche spiegazioni a noi giocatori, io ci litigai pure, però adesso, nelle vesti di dirigente, ho capito che sbagliai a comportarmi in quel modo; ai tempi ero un po’ più testa caldo, facevo l’asino sulla sinistra, tornavo spesso in difesa, non era il mio ruolo, ma mi ha permesso di crescere”.

LA MONETINA SU ALEMAO. “Quell’episodio? Alemao perse sangue e la gara fu subito sospesa, ma meritavamo la vittoria, lo abbiamo dimostrato fin dalle prime battute di quel campionato”.

SULLA RIPRESA DELLA SERIA A. “In questo momento, per me, è impossibile giocare, io inizierei anche domani mattina, ma questo virus non ce lo permette: prima la salute, poi il calcio”.

Parola infine a Mauro, che in quell’anno fu prelevato dalla Juventus: “Indossai la maglia numero 10 quando Maradona ancora non aveva raggiunto il gruppo. Fui accolto benissimo, nonostante i miei trascorsi alla Juventus”.

UN AVVIO SCOPPIETTANTE. “Quelle cinque partite furono fondamentali, facemmo subito capire che volevamo lo scudetto a ogni costo. Careca era strepitoso, Alemao un gigante a centrocampo, ma c’erano degli italiani davvero forti in quel gruppo. Dopo quelle cinque gare, eravamo primi in classifica”.

UN MARADONA PARTICOLARE. “Quell’anno era diverso dagli altri. Diego si doveva preparare anche per il Mondiale, ma una volta che recuperò la forma migliore, allora non ce n’era per nessuno. Il merito di quel campionato però va attribuito alla squadra, c’erano dei panchinari di un livello molto alto che diedero un contributo importante. Il Milan rosica ancora oggi per quel campionato perso”.