Ospite della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, il Presidente della FIGC Gravina è apparso determinato nel portare a termine almeno il campionato di Serie A.
Si può iniziare dalla fine, da quando a Gravina vien chiesto se ha mai pensato di cedere a chi vuole lo stop definitivo: “No. Comporterebbe responsabilità di una gravità inaudita. Non posso essere il becchino del calcio italiano: ho il dovere di difendere il nostro movimento. Abbiamo pensato di assegnare lo ‘Scudetto del cuore’ a tutti coloro che sono stati ribattezzati come dei supeeroi: medici, infermieri, operatori sanitari. Entreranno nella nostra Hall Of Fame di Coverciano. Lo scudetto invece verrà assegnato in campo, lo vincerà la squadra che avrà fatto più punti perché noi siamo convinti di poter completare il campionato dando questa gioia agli italiani”.
“In questo momento ci sono due correnti di pensiero: quella che vuole chiudere tutto lo sport e quella, che io porto avanti, che pensa di poter continuare, idea di cui sono convinto per diverse ragioni. Penso alle partite a giugno e spero che l’Italia nel mese di giugno sia nella possibilità di poter vivere un momento di sollievo. Poi ho fatto riferimento al tema dei contenziosi legali che potrebbero nascere in caso di annullamento del campionato: in un paese legato al contenzioso come il nostro ci sarebbero enormi problemi da questo punto di vista”.
Di fronte alla possibilità che il governo imponga lo stop il Presidente ha voluto anche velatamente ricordare la posizione di Fifa e Uefa: “Accetterei la scelta del governo che se ne assumerebbe la responsabilità. Io sto vivendo un dramma nelle ultime settimane, quello di dover reggere in maniera isolata o quasi questa battaglia. Sottolineo che il calcio italiano non vive in maniera separata rispetto alle altre categorie lavorative né rispetto alle federazioni internazionali. Ricordo che noi facciamo parte della Fifa e della Uefa”.
In studio è presente Burioni, noto virologo, che interviene facendo notare come non esiste differenza tra i pericoli in cui incorrono i giocaotie di serie A rispetto alla a quelli di B o C. A tal proposito Gravina ha risposto: “Io chiedo che il calcio sia considerato, come impatto socio-economico, alla stregua di ogni altro settore. La nostra commissione medico-scientifica ha stabilito un protocollo che garantisce la negatività di un gruppo-squadra chiuso. E’ chiaro che poi è molto difficile governare il mondo amatoriale ma su questo stiamo aprendo un tavolo di confronto importante. Abbiamo un protocollo medico e ne aspettiamo la validazione. Per quanto riguarda i tamponi, ci sono cliniche che sono disponibili. Non può esser questo l’ostacolo per non far ripartire il calcio, dobbiamo liberarci della falsa retorica altrimenti non centriamo il punto”.